Il prossimo 29 ottobre, sabato, è la giornata che l'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità dedica alla cura e alla prevenzione di questa patologia....
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Molti studi dimostrano che l’ictus è una patologia multifattoriale, dovuta alla presenza di diversi fattori di rischio. Ma tutti gli esperti concordano nel dire che il riconoscimento rapido dell'attacco resta fondamentale per salvarsi la vita.
Per avere la massima efficacia dai trattamenti è consigliabile arrivare in ospedale al massimo entro 60 minuti. Come nelle malattie cardiache, anche un solo minuto può fare la differenza. Il trattamento con i farmaci infatti è efficace se eseguito entro 4 ore dall’inizio dai sintomi, mentre sono 6 le ore preziose per il trattamento dei vasi più grandi con la trombectomia meccanica, in cui viene inserito uno stent di ultima generazione, una sorta di piccola molla, che rimuove l’ostruzione e ripristina l’afflusso di sangue e ossigeno.
Tra i fattori di rischio ci sono: il sesso maschile, la familiarità e l’età avanzata, ma la gran parte lo sono come l’abitudine al fumo, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (cioè la colesterolemia totale con valori elevati e contemporaneamente di colesterolo HDL troppo basso) o la presenza di diabete non correttamente gestito. Anche l'eccessivo consumo di sale è nella lista nera.
Questi i campanelli d'allarme: debolezza e immobilità di una metà del volto; di uno degli arti; della metà del corpo che può essere anche interessata da formicolii. Incapacità di esprimersi o di capire chi sta parlando; oscuramento o perdita della visione da un solo occhio, sensazione di vertigine, di sbandamento o di forte mal di testa. Tutti segnali per i quali è meglio andare subito al pronto soccorso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino