Ucraina, il “buco nero” delle armi: dove finiscono? Gli Usa non lo sanno

Ucraina, il “buco nero” delle armi: dove finiscono? Gli Usa non lo sanno
Missili anti-carro, sistemi anti-aerei e altre armi. Armi per miliardi di dollari. Nel faccia a faccia indiretto con la Russia,...

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Missili anti-carro, sistemi anti-aerei e altre armi. Armi per miliardi di dollari.

Nel faccia a faccia indiretto con la Russia, gli Stati Uniti sono schierati platealmente al fianco dell’Ucraina, ma ora emerge un elemento nuovo, per certi versi inquietante.
Un elemento che si fonda su una domanda:
dove finiscono tutte queste armi?

La Storia, specie la storia a stelle e strisce, è piena zeppa di esempi nefasti, di armi finite nelle mani sbagliate, degli alleati di “oggi” che diventano i nemici di “domani”.
E anche questa volta il rischio non fa eccezioni né sconti, per ammissione della stessa intelligence americana.

«Un buco nero di cui è impossibile tenere traccia», specie se considerata l’assenza delle truppe di Washington sul posto, dei famosi “boots on the ground”, degli “stivali sul suolo” di Kiev e dintorni.

Un rischio, appunto. Enorme, ma necessario, nelle parole di un alto ufficiale della Difesa che, da dietro il velo dell’anonimato e da dietro le quinte di certe decisioni, spiega alla Cnn la posizione della Casa Bianca.

«L’amministrazione Biden ne è pienamente consapevole e si assume appieno questa responsabilità».

La questione non verte tanto sul breve periodo in cui, a causa del bisogno disperato di difendersi dai russi, «gli Usa contano sulla piena fedeltà del popolo ucraino».
In una scala più vasta però, in un’ottica di lungo periodo invece, la faccenda si complica e pure parecchio.

«Quando la guerra diventa nebbia», quando il conflitto si dirada insomma, «la reale possibilità di monitorare certi flussi si fa pari a zero».

In altre parole, ancora più chiare: almeno alcune di queste armi potrebbero finire nelle mani di altri eserciti e di altre milizie che gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di armare, azzardo del quale potrebbero presto amaramente pentirsi.

Con un’ulteriore consapevolezza: che tutte le informazioni di cui dispongono sia l’America che la Nato sono informazioni figlie di Zelensky e dell’Ucraina.
È chiaro, dunque, che vengano filtrate e di conseguenza fornite solo e soltanto quelle utili alla causa della resistenza. E cioè che ci potrebbe essere un “gap”, ovvero una distanza, tra la realtà dei fatti e la propaganda ucraina.

«Un buco nero», conclude. Un’autentica voragine.
«È impossibile», ripete, «controllare tutto senza nessuno sul posto».

È speranza di tutti, di tutto il mondo, che gli Stati Uniti non stiano commettendo l’ennesimo errore di Politica Estera.


Di cui i libri di Storia, del Novecento ma anche di anni più recenti, sono per l’appunto pieni zeppi.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino