Il clone spagnolo di Trump scatenato in tv in difesa del tycoon

Il clone spagnolo di Trump scatenato in tv in difesa del tycoon
Madrid. Lo hanno ribattezzato il clone spagnolo di Donald Trump e non solo per la somiglianza. Roberto Centeno, economista di estrema destra e consulente del comitato di campagna...

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Madrid. Lo hanno ribattezzato il clone spagnolo di Donald Trump e non solo per la somiglianza. Roberto Centeno, economista di estrema destra e consulente del comitato di campagna elettorale di Trump, ha lo stesso temperamento del neo presidente degli Stati Uniti. E ha lasciato sbigottita l’audience di ‘Espejo Publico’, magazine informativo di Antena 3, dove era stato invitato per commentare il dossier-scandalo che ha fatto infuriare Donald Trump, e le foto compromettenti dei festini hard in un hotel di Mosca che sarebbero nelle mani del Cremlino come potente arma di ricatto nei confronti del tycoon.


A immagine e somiglianza del suo ‘capo’, con la stessa pettinatura col ciuffo biondo ossigenato, identica giacca nera e cravatta rossa – sfoggiata da Trump nella prima conferenza stampa da presidente – e con stessi modi rudi e aggressivi, Centeno ha smentito il presunto complotto russo e si è scatenato contro tutti gli invitati in studio: giornalisti di peso e la conduttrice della trasmissione, Susana Griso, accusandoli di essere «ignoranti e imbecilli» e di continuare a dire «le stesse scemenze di sempre». Alzando la voce fino a gridare ha arringato i presenti: «Come cavolo potere avere la sfacciatezza di dire che Trump ha nominato i suoi amichetti al governo?».

Inutili gli inviti del direttore del quotidiano on line Publico, Chema Crespo, presente in studio, a moderare i toni e mostrare rispetto agli ospiti della trasmissione. Inevitabile, per Crespo, rilevare la similitudine di Roberto Centeno con Donald Trump: «Si veste uguale, si pettina allo stesso modo e si esprime alla stessa maniera», ha tagliato corto. Provocando la replica irata del consulente-clone: «Chi sei tu! Senti un po’, chi sei? Continui a dire le stesse imbecillità. Il livello di settarismo e ignoranza che vedo è impressionante». E ha accusato l’intervistatore di essere «al servizio di Podemos» e di dare credibilità «a una cosa più falsa di un euro di legno».

Insomma, una rissa in diretta, una di quelle cui l’economista è avvezzo. In un’intervista rilasciata a un’emittente tv di Malaga ad agosto, quando già lavorava nel team di Trump, Centeno aveva accusato gli immigrati di «distruggere completamente la cultura, la religione e il modo di essere dell’Europa». E bollato il segretario generale di Podemos, Pablo Iglesias, come «bolscevico e bolivarista»; il leader socialista Pedro Sanchez come «imbecille», «tarato», «stupido», «ignorante» e accusato il Psoe «di aver portato la Spagna alla guerra civile».  Ma non aveva risparmiato neanche il leader del neopartito liberale Ciudadanos, Albert Rivera – «un baciapile» - o il premier Mariano Rajoy, colpevole di «portare il paese alla rovina».

Un paio di settimane prima era stato lo stesso Roberto Centeno, in un articolo a sua firma su El Confidencial, a rivelare l’ingaggio nella squadra elettorale di Trump. «All’inizio di luglio, un amico molto vicino a petrolieri texani e col quale ho lavorato in passato, mi ha proposto di collaborare nella campagna di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti per tentare di captare il voto ispanico, di enorme importanza in vari stati chiave e uno dei suoi grandi talloni di Achille», riassumeva a proposito dell’incarico più importante della sua vita professionale.


Una carriera cominciata in pieno franchismo, a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, prima come direttore generale delle aziende del gas Butano S.A. ed Enagas, poi come direttore e consigliere delegato di Campsa e nei consigli di amministrazione di Erg Petroleos ed Eneroil, sempre fra petrolio ed energia. E ora, dopo aver contribuito a disegnare la strategia nella campagna elettorale e la vittoria del candidato-outsider del Repubblicani, Centano somiglia sempre più fisicamente al magnate, col quale si identifica completamente. «Nulla da dire, siamo in piena epidemia di Donald Trump», ha commentato in chiusura della trasmissione la conduttrice di Espejo Publico, visibilmente provata.
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Il Mattino