Il Venezuela muore al buio: per Maduro la colpa è di tutti, tranne che la sua

Il Venezuela muore al buio: per Maduro la colpa è di tutti, tranne che la sua
Stati Uniti, attacchi informatici, complotti dell’opposizione. Per Maduro la colpa è di tutti, tranne che la sua. ...

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Stati Uniti, attacchi informatici, complotti dell’opposizione. Per Maduro la colpa è di tutti, tranne che la sua.


Il Venezuela è reduce da una settimana apocalittica durante la quale, complice il terreno viscido dei drammi accumulati negli ultimi vent’anni di gestione socialista, il Paese è andato a sbattere contro blackout elettrici, sfascio degli ospedali e collasso delle fonti di acqua potabile.



Il disastro oramai è sotto gli occhi del mondo intero ed è costato la vita a 80 bambini di un reparto neonatale che si sommano a tutte le vite già riscosse da fame, miseria e criminalità.

Solo a Caracas, ribattezzata da tempo “la capitale degli omicidi”, muoiono in media 30mila persone l’anno tra rapine, sequestri e vere e proprie esecuzioni. Una Caracas costretta nelle ultime ore non soltanto a rimanere al buio, ma anche a mendicare acqua lungo le sponde del fiume Guaire. Una fogna a cielo aperto in cui confluiscono gli scarichi della città.





I problemi sono antichi, ma mai così in basso.

La patria di Bolívar umiliata proprio da chi Bolívar lo ha decantato utilizzandolo furbescamente come un’icona, come uno strumento di ipnosi delle masse.

Se il Libertador (il “liberatore”, questo il suo storico soprannome, ndr) potesse assistere a questo scempio, inorridirebbe di rabbia.

Energia e servizi in generale non sono una questione delle ultime ore: in preda alla foga di narrative e autentiche campagne antiamericane, già Chávez cacciò via dal Venezuela gli esperti tecnici statunitensi per rimpiazzarli con gli inesperti amici cubani.

Il risultato?

Un capolavoro al contrario, un trionfo dell’inefficienza.
 
E così gli apagones, i blackout appunto, da eccezione di un Paese che fu grande sono divenuti la regola di uno scenario evidentemente in ginocchio. Giunto, tra razionamenti e battute d’arresto, alla fine della corsa.

Ma Maduro non ci sta e le prova tutte.

«Trump vuole il nostro petrolio e sta cercando di destabilizzare l’intera America Latina!»

Peccato che gli Stati Uniti abbiano raggiunto l’indipendenza energetica da un pezzo e siano peraltro gli unici a pagare con dollari cash quel poco di oro nero che ancora importano da Caracas e dintorni (la Cina riscuote i suoi debiti e a Cuba lo si regala direttamente).

«Guaidó vuole il potere e cospira contro le istituzioni!»

Peccato che le Istituzioni, quelle meritevoli della “I” maiuscola, non esistano più.
Prima ferite e poi uccise da un partito che ha avuto l’arroganza di diventare Stato.

«Gli aiuti umanitari sono un tentativo di invasione!»

Peccato che si stia “soltanto” cercando di salvare un popolo.

Un popolo che muore di fame nel buio dei blackout della notte socialista la cui unica certezza è che non si salverà grazie alle scuse fantasiose di un presidente incommentabile.


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Il Mattino