Ilva, lo studio choc: «Nell'area 600 bimbi nati con malformazioni»

Ilva, lo studio choc: «Nell'area 600 bimbi nati con malformazioni»
Un'incidenza di casi nettamente superiore alla media: sono dati inquietanti, quelli prodotti da uno studio sull'impatto ambientale dell'ex Ilva di Taranto, nelle zone...

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Un'incidenza di casi nettamente superiore alla media: sono dati inquietanti, quelli prodotti da uno studio sull'impatto ambientale dell'ex Ilva di Taranto, nelle zone circostanti. Sono stati 600 i bambini nati con malformazioni congenite su un totale di 25.853 nati da donne residenti nei Comuni di Taranto e Statte, nell'arco di 14 anni, dal 2002 al 2015.


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I dati emergono dal quinto Rapporto 'Sentieri', promosso e finanziato dal ministero della Salute, dal quale risulta un aumento del 9% in più rispetto ai risultati attesi sulla base del tasso regionale. In altre parole 50 casi in eccesso, quindi una media di 3-4 casi in più ogni anno. È quanto riferisce l'Associazione italiana di epidemiologia che, sulla sua rivista Epidemiologia & Prevenzione ha pubblicato lo studio, che era stato al centro di polemiche dopo che l'associazione Peacelink e il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, avevano accusato il governo di aver rinviato la presentazione dei risultati di 'Sentieri' a dopo le elezioni europee.

Gli eccessi statisticamente significativi (definibili quindi non casuali) sono emersi per le anomalie del sistema nervoso e degli arti, e ai limiti della significatività statistica per le anomalie del sistema urinario. Questi risultati a Taranto - si legge - aggiungono preoccupazione a quella già alta che c'è da anni. «Per avere una stima ancora più accurata occorrono dati rilevati e registrati nei punti nascita locali e regionali. La Regione Puglia ha istituito un registro che quindi può dare il suo contributo e al proposito abbiamo in programma un aggiornamento dei dati fino al 2018», commenta Fabrizio Bianchi, dirigente dell'Unità epidemiologia ambientale di Ifc-Cnr.

«Un ulteriore passo per saperne di più - sottolinea - è l'approfondimento sul tipo specifico di anomalie e sulla loro distribuzione geografica, ad esempio per quartiere di residenza o per sezione di censimento, di particolare utilità per valutare l'impatto riferibile a fonti specifiche di inquinamento. Ma il problema dei problemi, oggi più che mai, è di prevenire in modo da non contare gli eccessi», conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino