Impeachment, processo a Trump: la parola alla difesa

Impeachment, processo a Trump: la parola alla difesa
Tutto in un solo giorno. La parola passa alla difesa, con i legali di Donald Trump che sperano di chiudere la partita...

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Tutto in un solo giorno.

La parola passa alla difesa, con i legali di Donald Trump che sperano di chiudere la partita dell’impeachment in un solo colpo.

Il secondo in un anno, la prima “doppia” volta nella Storia degli Stati Uniti, una sorta di incubo per il diretto interessato, ma anche e soprattutto per l’America intera.

L’accusa è stata chiarissima, persino in una chiave estetico-visiva: in una miscela esplosiva di immagini e testimonianze, infatti, il dito è stato puntato dritto contro Trump per “istigazione all’insurrezione”. Video e grida dell’assalto al Congresso riecheggiano ancora tra le mura del Congresso stesso. E ora sta agli avvocati del tycoon provare il contrario. Provare, cioè, a spezzare il nesso tra le sfuriate del loro assistito e la furia dell’incredibile assedio, costata, oltre alla macchia indelebile sulla reputazione del Paese, la vita a ben cinque persone.

La tesi è semplice ed è fondata su due pilastri: il processo è incostituzionale, perché Trump non è più presidente, e a nessuno può essere negata la libertà di esprimersi, garantita a chiunque dalle fondamenta del diritto, ovvero dal Primo Emendamento della Costituzione americana.

Ma è proprio questo il punto: libertà o abuso?
Dove finisce l’una, dove comincia l’altro?

Il Senato di 100 è spaccato in due metà perfette.
Ai democratici servono 67 voti. Ai repubblicani, nonostante l’effettiva possibilità di qualche dissidente, gliene bastano 34.

Difficile che l’arancione possa capitolare.
Difficile anche per Biden, però, amministrare un’America in queste condizioni, ancora avvelenata da un passato recente che sembra tuttora presente.

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Il Mattino