In Tunisia gli avvocati napoletani riaprono il resort della strage Isis

In Tunisia gli avvocati napoletani riaprono il resort della strage Isis
 Oltre 300 avvocati delle più importanti sigle dell’Avvocatura italiana, guidati da una rappresentanza del Consiglio dell’Ordine napoletano, hanno dato...

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 Oltre 300 avvocati delle più importanti sigle dell’Avvocatura italiana, guidati da una rappresentanza del Consiglio dell’Ordine napoletano, hanno dato vita in questi giorni a Sousse, in Tunisia, alla full-immersion fatta di convegni e incontri istituzionali, che aveva un duplice obiettivo: la restituzione del resort tunisino al circuito del turismo internazionale e spingere il Paese nordafricano a riprendersi la vita proprio dove l’Isis nel 2015 fa aveva portato a termine una carneficina. Due anni dopo è stato riaperto l’hotel Imperial, teatro della strage che costò la vita a 39 turisti. Anche papa Francesco ha benedetto l’iniziativa: “Apprezzo l’iniziativa volta ad incoraggiare e sostenere ogni sforzo per una fraterna e cristiana solidarietà”.  


Gli avvocati napoletani, guidati dal presidente dell'Ordine, Armando Rossi, hanno dibattuto di lotta al terrorismo, tema purtroppo di strettissima attualità, alla presenza del presidente della Repubblica tunisina e di alcuni ministri.

L'Avvocatura tunisina ha riservato un prestigioso riconoscimento (nella foto) ad Armando Rossi, per il prezioso supporto morale offerto in questi giorni. “L’evento di Sousse è di grande importanza alla luce della gravità dei recenti atti terroristici. Si sta cercando di distruggere l'economia di una nazione e la nazione stessa: limitando il turismo, affamando il popolo, procedendo ad esecuzioni di massa, privando la gente della dignità e vestendola di paura e di terrore. Terrore e paura che diventano paralizzanti – ha detto l'avvocato Rossi alla presenza delle istituzioni locali - che rischiano di impedire ogni ripresa, che inducono interi popoli ad abbandonare le proprie terre per chiedere ospitalità al mondo civile. Di modo che, di uno Stato resti solo la terra e non il popolo. Così sta accadendo in tanti angoli di questo martoriato mondo. Così, probabilmente, accadrà ancora. Ma in Tunisia no. Qui la gente ha saputo reagire, si è ribellata e oggi questa terra conserva un popolo, ha il suo popolo. Siamo venuti da Napoli perché abbiamo bisogno di capire le ragioni del coraggio, di ispirarci all'esempio tunisino. Anche noi abbiamo battaglie da combattere, diverse ma pur sempre battaglie”.
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Il Mattino