Sradicata dalla vita a soli 22 anni per dimagrire e per vincere una grave obesità: è ancora sotto choc la comunità di Sala Consilina a seguito della morte...
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Una chirurgia, insomma, quella per l'obesità, non per tutti, sia dal punto di vista del paziente sia del chirurgo e che presuppone grande preparazione. Ad alto impatto tecnico ed elevata difficoltà. Tecniche non semplici da eseguire che impegnano l'équipe operatoria anche durante la convalescenza. I protocolli della società italiana di chirurgia dell'obesità dicono che il paziente va indirizzato all'intervento quando un percorso di restrizione dietetica condotto da un nutrizionista non sia andato a buon fine e vi sia un indice di massa corporea (calcolato nel rapporto tra peso e il quadrato dell'altezza in centimetri) superiore a 40 o, in presenza di patologie importanti, 35. In particolare ipertensione, diabete, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, apnee notturne. Per qualunque valore di massa corporea aggiunge Manno una circonferenza addominale superiore di 5 centimetri rispetto aumenta il rischio cardiovascolare del 17% negli uomini e del 13% nelle donne.
Quel che è certo è che l'obesità è una vera malattia sociale che ha un impatto anche sul Pil in termini di giornate perse di lavoro perse. Tant'è che molti servizi sanitari in Europa obbligano all'intervento. In Francia di contano 4050mila operazioni all'anno, in Italia non si arriva a 18 mila. Eppure il nostro paese e la Campania in particolare scontano un'alta incidenza di obesità nella popolazione e in particolare nella fascia di età infantile.
Nel nostro paese gli obesi sono circa 6.000.000, il 10% della popolazione. Un numero elevato, che ci pone tra le nazioni con il maggior numero di persone che supera di almeno il 40% il proprio peso ideale. Si tratta di una condizione pericolosa per la salute, che va affrontata con soluzioni efficaci e durature. Un obeso, infatti, ha un'aspettativa di vita inferiore di 10 anni rispetto a quella di un coetaneo con peso normale. E quando si devono perdere 40/50 chili, a volte dieta, esercizio fisico, psicoterapia e farmaci non bastano. In Campania il sovrappeso sfiora il 50% e gli obesi arrivano al 18% mentre i casi di obesità infantile hanno un picco del 23% con particolari punte nell'hinterland napoletano.
«L'obesità è un fenomeno culturale e sociale oltre che sanitario che si annoda a doppio filo con il disagio, la povertà e la deprivazione economica. Una conseguenza della scarsa propensione dei giovani allo sport attivo, della insufficiente conoscenza del valore nutrizionale dei cibi e dell'eccessivo consumo di cibi spazzatura, come patatine, fast food, dolciumi, merendine e bevande zuccherate, a danno della Dieta mediterranea». Così Fiorella De Pascale biologa esperta in nutrizione umana che ha collaborato con alcuni pediatri napoletani alla realizzazione di un percorso alimentare, presentato all'Expo di Milano e autrice insieme al medico Francesco Turrà di un vademecum per le donne in gravidanza (mangiar sano con la dieta mediterranea in gravidanza e allattamento). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino