Emergenza clima, Giacarta sprofonda nel mare e l'Indonesia cambia capitale

The central business district skyline is seen at dusk on Monday in Jakarta, Indonesia. Dita Alangkara/AP
La capitale dell'Indonesia, Giacarta, sta sprofondando nel mare a una velocità costante. É questo il motivo che ha spinto il presidente Joko Widodo a...

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La capitale dell'Indonesia, Giacarta, sta sprofondando nel mare a una velocità costante. É questo il motivo che ha spinto il presidente Joko Widodo a programmare un piano per lo spostamento della capitale dall'isola di Giava al Borneo e ad annunciare la nascita di una nuova città, dove sorgeranno gli edifici governativi. Giacarta è il classico esempio di megalopoli asiatica. È congestionata dal traffico, c'è molto inquinamento, è sovraffollata, esposta ad alluvioni e terremoti e l'acqua è contaminata. La coincidenza è che proprio mentre l'attivista Greta Thunberg arrivava in barca a vela a New York per proseguire l'azione a difesa del pianeta e contro il surriscaldamento globale, il presidente indonesiano non poteva fare altro che ammetere l'emergenza.


La nuova capitale sarà costruita nella provincia di Kalimantan, nella porzione di isola del Borneo che appartiene all'Indonesia. Sarà il centro politico del Paese, ma Giacarta resterà la città più importante per il commercio e per la finanza. Il piano per lo spostamento della capitale dovrebbe costare 33 miliardi di dollari, a cui però vanno aggiunte le risorse economiche necessarie a non lasciare a stessa Giacarta, dove abitano 10 milioni di persone. O meglio 30 milioni se si conta anche l'area metropolitana. Si aggrava così il peso sulle spalle del governo indonesiano che ha impiegato tre anni per scegliere la sede della nuova capitale, al centro dell'arcipelago e con un rete di collegamenti abbastanza sviluppata. Per capire quanto sia trafficata basta pensare che i ministri e i funzionari del governo devono essere scortati da cortei di auto per poter percorrere le strade e arrivare in orario alle riunioni. Tutto questo costa 6,5 miliardi di dollari l'anno, una situazione economicamente non più sostenibile.



Ma l'aspetto economico non è l'unico da considerare. Secondo gli ambientalisti citati dal Guardian, c'è il pericolo che per evitare un disastro se ne crei un altro. Il Borneo è la terza isola più grande del mondo, è conosciuta per le foreste pluviali e perché è abitata dagli oranghi, specie in via di estinzione. Il problema della deforestazione infatti ha già investito il Borneo, dove stanno aumentando le pianatagioni di olio di palma in sostituzione delle foreste. Giacarta, invece, si abbassa sempre di più, il 40% della città è sotto il livello del mare e ogni anno sprofonda a una velocità tale da perdere tra i 10 e 20 cm. Inoltre, aumentano le disparità tra l'isola di Giava, dove si concentra il 54% dei 270 milioni di cittadini dell'Indonesia, e le aree del Paese meno abitate. Il governo ha promesso che penserà anche a questo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino