​Iran, 148 frustate ai diritti umani. E uno schiaffo all’Occidente

Iran, 148 frustate ai diritti umani. E uno schiaffo all’Occidente
Iran, 148 frustate e uno schiaffo. Le 148 frustate, condite da 38 anni di carcere, sono per l’avvocatessa Nasrin...

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Iran, 148 frustate e uno schiaffo.


Le 148 frustate, condite da 38 anni di carcere, sono per l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh.

Lo schiaffo, invece, è per noi. Per l’Occidente tutto.

I capi d’imputazione che pendono sulla testa della paladina dei diritti umani sono gravissimi nonché oggetto di pericolose forzature. Tra gli altri, propaganda contro lo Stato e istigazione alla prostituzione per essere apparsa in pubblico senza velo o, peggio ancora, per aver difeso delle assistite colpevoli dello stesso affronto.

La fotografia degli ultimi anni racconta però una realtà molto diversa o comunque assai più complessa. La donna è già da tempo nel mirino del regime per le sue attività di opposizione politica, è di fatto entrata e uscita dal carcere più volte ed è stata spinta nell’abisso di una sentenza evidentemente sproporzionata e confezionata su misura per lei.

Una maniera come un’altra, insomma, per infliggere il colpo di grazia a una figura che Rouhani e i suoi considerano un cancro da estirpare.

Peccato che il cancro stia dall’altra parte, da quella di governanti con cui l’Occidente si è pure seduto al tavolo dei negoziati.

E qui lo schiaffo.

Obama ci ha provato. Ha provato a recitare la parte del buono, a tendere la mano al dittatore, a firmare con lui (e soprattutto per lui) accordi come cambiali in bianco. Intese grazie alle quali si è concesso tanto e si è ottenuto niente.

Questo accadeva alcuni anni fa, quando si pensava di poter sfruttare il dossier economico per risolvere la duplice questione legata a nucleare e diritti umani. In altre parole, per sperare di “normalizzare” lo Stato del Golfo.

Ma siamo all’oggi e oggi il ceffone se lo becca Trump.

Colpevole, secondo alcuni, di aver alzato i toni oltre la soglia dell’eccesso e di aver dunque riacceso le ambizioni dispotiche e addirittura guerrafondaie del suo omologo iraniano.

Abile e realista, secondo altri, nell’aver ripreso coscienza e conoscenza del problema.

Fatto sta che, precedenti a parte, il caso di Nasrin Sotoudeh è di per sé sufficiente ad aprire una voragine tra Iran e Stati Uniti.

A dirla tutta, tra Iran e Occidente in generale.

Chiunque abbia a cuore i valori di parità e di libertà, infatti, oggi è ferito con una coltellata in pieno petto.
E, più che disperato, ha tutto il diritto di essere arrabbiato.


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Il Mattino