Iran, arrestato prof di informatica con passaporto britannico: «È una spia». Ma non ci sono prove

Docente di informatica arrestato in Iran: «Accuse infondate di spionaggio, ecco perché l'hanno preso»
Un vero e proprio caso diplomatico, che interessa anche organizzazioni internazionali e di tutela per i diritti umani. Un docente di scienze informatiche e matematica...

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Un vero e proprio caso diplomatico, che interessa anche organizzazioni internazionali e di tutela per i diritti umani. Un docente di scienze informatiche e matematica dell'Imperial College di Londra, Abbas Edalat, è stato arrestato in Iran dalle Guardie della Rivoluzione, i corpi speciali che contrastano anche lo spionaggio per conto del governo di Teheran.




Edalat, che ha la doppia nazionalità, britannica e iraniana, era giunto qualche settimana fa in Iran, suo paese d'origine, dove è stato arrestato lo scorso 15 aprile. Gli agenti che lo hanno fermato avevano fatto irruzione nella sua casa e sequestrato libri, pc e altri supporti informatici. Non ci sono accuse formali a suo carico, anche se un simile intervento da parte delle Guardie della Rivoluzione lascia pensare che il docente accademico sia sospettato di essere una spia. A denunciare l'accaduto è stato un'organizzazione per i diritti umani in Iran.

L'arresto di persone con doppia nazionalità, in Iran, sembra essere una triste consuetudine, soprattutto dal 2015, anno dell'accordo sul nucleare. Lo spiega il Telegraph. Edalat, infatti, si aggiunge ad una lista di persone, soprattutto britanniche e statunitensi, arrestate con l'accusa di essere spie al soldo dei paesi occidentali ma giudicate con processi sommari e condannate a diversi anni di carcere pur avendo dichiarato fino alla fine di essere innocenti. Secondo la denuncia del Centre for Human Rights in Iran (CHRI), si tratterebbe di una precisa strategia del governo di Teheran per avere più forza nei negoziati internazionali. Abbas Edalat, nel Regno Unito, è molto noto per essere un attivista per la pace, da sempre in prima linea sia contro un possibile intervento militare, sia contro le sanzioni a carico dell'Iran. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino