Iran, condannata per essere entrata alla stadio si dà fuoco davanti al tribunale

Le attiviste che si sono travestite da uomo per entrare allo stadio
Sahar rischia di morire, ha il 90 per cento del corpo ustionato e un polmone danneggiato. Si è data fuoco davanti a un tribunale di Teheran per protestare contro gli...

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Sahar rischia di morire, ha il 90 per cento del corpo ustionato e un polmone danneggiato. Si è data fuoco davanti a un tribunale di Teheran per protestare contro gli ayatollah e il divieto alle donne di entrare allo stadio. La giovane iraniana di 29 anni, racconta “La Stampa”, lo scorso marzo è entrata all'Azadi Stadium, voleva tifare per l'Esterghal. Si è messa una parrucca e ha cercato di confondersi tra i tifosi. Non ci è riuscita, l'hanno arrestata e l'altro giorno processata per «oltraggio al pudore», non aveva nemmeno un avvocato difensore. Condannata a sei mesi di reclusione, all'uscita del tribunale si è data fuoco. 


Un mese fa sono finite in carcere le attiviste iraniane che si erano travestite da uomo per entrare allo stadio Azadi della capitale iraniana nell’aprile 2018. Fra di loro ci sono l’attivista per i diritti umani Zahra Khoshnavaz, che si batte proprio per l’abolizione di questo divieto, e la fotogiornalista Forough Alaei. L’Iran è l’unico paese al mondo che vieta l’ingresso delle donne negli stadi sportivi, un divieto introdotto dopo la rivoluzione islamica del 1979: i religiosi sostenevano che le donne dovevano essere protette dall'atmosfera maschile e dalla vista di uomini semi-vestiti.  Il presidente Rouhani ha espresso in diverse occasioni il desiderio di permettere alle donne di andare allo stadio. Ma lo scorso ottobre il procuratore generale del paese ha dichiarato di essere contrario, convinto che le partite possano portarle al peccato.


Il presidente della Fifa Gianni Infantino ha fatto più volte pressioni sull'Iran nel tentativo di assicurare che il paese consenta alle tifose di calcio di poter assistere alle partite delle qualificazioni per la Coppa del Mondo 2022. In una lettera inviata il 18 giugno scorso alla Federcalcio iraniana, Infantino ha ricordato la sua presenza alla seconda tappa della finale della Champions League asiatica a Teheran lo scorso novembre, tra il club iraniano Persepolis e Kashima Antlers del Giappone, quando le donne sono state ammesse nello stadio «per la prima volta in 40 anni». Ma la legge non è cambiata ancora ed entrare allo stadio per le donne è reato.
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Il Mattino