Cronache di barbarie continuano ad arrivare dall'Iraq benché i jihadisti dell'Isis siano in ritirata dalla loro roccaforte Mosul, ormai da quasi tre mesi, sotto...
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L'emittente, citando fonti locali e testimoni, ha raccontato che una donna irachena e i suoi quattro figli sono stati giustiziati con estrema crudeltà - bruciati vivi - dai miliziani dell'Isis solo perchè cercavano di andarsene da un'area di Kirkuk ancora sotto il controllo dei jihadisti. Secondo al-Manar, la donna è stata bloccata con i figli, tre femmine e un maschietto che stava cercando di portare in salvo, mentre era sull'autostrada Himreeen, nel nord-ovest dell'Iraq. Nessun uomo della sua famiglia era lì a proteggerla, nessuno tra gli altri sfollati era in grado di intervenire a sua difesa. I jihadisti l'hanno accusata di essere responsabile del «crimine» di voler abbandonare «il califfato» e hanno condannato a morte lei e i suoi figli. Subito dopo, riferisce ancora la tv citando fonti locali, hanno eseguito la sentenza senza neppure sprecare le pallottole di un kalashnikov. Hanno dato loro fuoco e li hanno fatti morire tra atroci sofferenze, costringendo altri civili fuggiti dalle loro case devastate a guardare.
Un atto dimostrativo e di intimidazione che stavolta è stato raccontato e, forse, ha dato nuova forza a quegli iracheni che contro il terrore imposto dal Califfato stanno combattendo. È di oggi la notizia che il complesso dell'Università di Mosul è stato completamente liberato e che i miliziani dell'Isis sono stati definitivamente sconfitti dalle forze speciali irachene e si sono ritirati. Su tutti gli edifici, ha comunicato il generale Haider Fadhil, ora sventolano le bandiere irachene e i soldati li stanno ispezionando per disinnescare le mine che sempre i jihadisti disseminano nelle strade e nelle case dei quartieri che sono costretti ad abbandonare. La cautela è comunque d'obbligo perché non sono completamente cessati, ha spiegato il generale, i colpi dell'artiglieria Isis e vi sono cecchini ancora in agguato. L'offensiva su Mosul - caduta in mano all'Isis nel 2014 - è cominciata lo scorso 17 ottobre. Impegna circa 30.000 uomini: soldati dell'esercito iracheno e vari gruppi armati tra cui paramilitari sciiti e sunniti e combattenti curdi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino