Il suo caso ricorda moltissimo quello di Charlie Gard, il bambino che divise l’opinione pubblica britannica e non solo qualche mese fa. Parliamo di un bambino di appena 11...
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Per gli specialisti, tenere in vita Isaiah sarebbe “futile”, non nel suo interesse, e potrebbe causargli dolore e sofferenza. Un bivio tragico, un dramma quasi identico a quello del piccolo Charlie, con i genitori Lanre e Takesha, 36 anni, che però chiedono che le cure continuino, nella speranza di un miglioramento per trasferire il bimbo a casa.
Le condizioni del bambino sono tragiche: non riesce a muoversi, non dà segni di ciclo veglia/sonno e ha un livello basso di coscienza, i suoi occhi non si aprono. In pratica è vivo, ma non si può dire con certezza che stia davvero vivendo: «I genitori ribattono che il bimbo reagisce al loro tocco, ma secondo i medici soffre di spasmi muscolari, spasticità ed epilessia e non è possibile stabilire se ha esperienza di dolore o piacere» scrive oggi il Corriere della Sera.
I genitori di Charlie Gard, pochi mesi fa, si rivolsero ai tribunali, compresa la Corte europea dei diritti dell’uomo, per poter portare loro figlio negli Stati Uniti per una cura sperimentale: ma alla fine dovettero arrendersi all’idea che non c’era più nulla da fare, e per Charlie arrivò il momento di staccare la spina. Questo nuovo caso di Isaiah riapre dunque il dibattito sui casi di questo genere, così delicati per medici, genitori e per gli stessi bambini, vittime incolpevoli e inconsapevoli di un qualcosa che, in così tenera età, non possono capire né spiegare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino