Istat, l'Italia verso i 700 mila morti: mai così tanti dal 1944

Istat, l'Italia verso i 700 mila morti: mai così tanti dal 1944
Il 2020 si chiuderà con oltre 700mila morti. L'anno peggiore dal 1944. A fare la stima è Gian Carlo Blangiardo, demografo e presidente dell'Istat, in...

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Il 2020 si chiuderà con oltre 700mila morti. L'anno peggiore dal 1944. A fare la stima è Gian Carlo Blangiardo, demografo e presidente dell'Istat, in occasione della presentazione del nuovo censimento permanente, relativo al 2018 e al 2019 e che ha visto una pulizia straordinaria della banca dati con la cancellazione di oltre 600mila residenti fittizi. In pratica scopriamo che l'Italia non ha mai superato i 60 milioni di abitanti, come si riteneva finora. E il Mezzogiorno, tra calo delle nascite, flussi migratori e cancellazione di residenti fantasma si scopre ancora più piccolo: ormai il peso demografico è il 33,8% del totale e la città principale del Sud, Napoli, conta 944 mila abitanti. Ma andiamo per ordine. 

Alla fine di questo tragico 2020 mancano ancora un paio di settimane ma «una valutazione ragionevole fa pensare che quest'anno supereremo il confine dei 700mila decessi complessivi, che è un valore preoccupante perché una cosa del genere l'ultima volta, in Italia, era successa nel 1944. Eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale». In quell'anno i morti furono 732mila, bilanciati però da 822mila nati. Tornando indietro nella storia, però, l'anno peggiore per l'Italia resta sempre quello dell'epidemia spagnola, che si portò via (insieme al primo conflitto mondiale) 1.324.000 italiani.

Il 2020 in realtà era iniziato bene dal punto di vista dei decessi, con i due mesi di gennaio e febbraio sotto la media. Poi però a marzo si è registrato un incremento di morti del 49% seguito in aprile da un +40%. Nella seconda ondata di Covid-19, il mese peggiore è stato novembre, con una crescita dei decessi del 15% secondo le stime di Euromomo. Tirando le somme, e considerando gli aggiornamenti continui che arrivano dalle anagrafi comunali e che riguardano anche il 2019, si supereranno i 700mila morti, circa 60mila più dei 644.515 del bilancio (revisionato rispetto ai dati mensili ufficiali) del 2019.  

Lo sguardo sull'attualità, fa finire inevitabilmente in secondo piano la vera novità di ieri e cioè la prima presentazione del nuovo censimento dell'Istat, il quale non è più decennale (il primo fu nel 1861, l'ultimo risale al 2011) ma diventa in un certo senso permanente.

In passato il censimento fissava il numero ufficiale dei residenti (divisi per cittadini italiani e stranieri regolari) e poi il dato veniva aggiornato mese per mese con le rilevazioni di nascite, decessi e trasferimenti delle anagrafi comunali, con risultati però non troppo affidabili, fino alla revisione con il censimento decennale successivo. Adesso si cambia metodo e la revisione diventa continuativa. Tuttavia con la prima applicazione, sull'anno 2018, si sono dovuti correggere gli errori che si sono accumulati dal 2011 (più altri probabilmente precedenti) con una gigantesca pulizia del cosiddetto Rbi, Registro di base degli individui. In pratica ci sono persone che erano presenti nel Registro ma che non risultano da nessuna verifica, né presso l'indirizzo di residenza, né rintracciando i cosiddetti «segnali di vita amministrativi». Sono stati così eliminati ben 616.687 individui (uno ogni cento!) e la correzione purtroppo ha colpito in misura più intensa i territori meridionali, con il 48% degli interventi. In Campania la scrematura ha fatto sparire 75.255 persone, più altre 8.438 per un aggiornamento statistico, per un totale di 83.693 persone. In pratica è come se oggi scoprissimo che una città come Torre del Greco era abitata solo da fantasmi.

La revisione, una tantum, riguarda il 2018 e quindi la Campania che ufficialmente a fine 2017 aveva 5.826.860 abitanti si ritrova a fine 2018 con 5.740.291. Ma il calo non si ferma qui e stavolta è dovuto non alla correzione di errori ma a problemi reali: poche culle rispetto alle nascite e flussi migratori negativi. E così a fine 2019 il peso demografico della regione si è ridotto a 5.712.143. E da maggio del 2020 è caduta sotto i 5,7 milioni.

Premio di consolazione: la Campania resta la regione con l'età media meno elevata d'Italia pari a 42 anni e vanta il Comune più giovane della penisola, che è Orta di Atella in provincia di Caserta con 35 anni. All'estremo opposto ci sono la Liguria con 49 anni e il piccolo centro di Fascia nella città metropolitana di Genova dove i 65 residenti hanno un'età media di 66 anni.

Che siamo un paese di vecchi è sintetizzato da un indice che l'Istat chiama «anziani per bambino» dove gli anziani sono gli ultra 65 anni e i piccoli fino a sei anni. Ebbene: il rapporto - che nel 1971 era in equilibrio - nel 2019 è 5-1: per ogni bambino con meno di sei anni si contano cinque anziani over 65 (13,8 milioni a fronte di 2,7 milioni di under 6). Cioè ci sono cinque «nonni» in vita per ogni bimbo. Un declino che porta verso l'estinzione. 

La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2019, una volta considerate le revisioni del Registro di base degli individui, ammonta a 59.641.488 residenti, 175mila persone in meno rispetto alla fine del 2018. Nel confronto con il 2011, anno dell'ultimo censimento tradizionale, si registrano 207.744 persone in più ma in presenza di divari significativi tra le regioni. La popolazione è diminuita nel Mezzogiorno di 127.487 rispetto al 2018 e di 425.517 nel confronto con il 2011, a fronte di un aumento della popolazione complessiva. Mentre la Lombardia ha acquistato 323.451 residenti in più, il Lazio 252.814 e l'Emilia Romagna 121.984; la Puglia ha perso 99.261 abitanti, la Sicilia 127.614, la Campania 54.667, la Calabria 64.940, la piccola Basilicata 24.782.

A fronte della riduzione complessiva di 175mila residenti rispetto al 2018 aumentano gli stranieri che nel 2019 superano quota cinque milioni (5.039.637) grazie a una crescita di 43.480 unità rispetto al l'anno precedente. In poco meno di venti anni, tra il 2001 e il 2019 gli stranieri sono aumentati di 3,7 milioni di unità. Nel 2019 il peso della componente straniera rispetto alla popolazione totale è di 8,4 individui ogni 100, quota che al Centronord supera il 10% mentre nel Mezzogiorno è ancora al 4%. Nel periodo 2011-2019 la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita di circa 800mila unità (-1,5%) mentre i cittadini stranieri sono aumentati di circa 1 milione (+25,1%), senza considerare che sono più di 1 milione le acquisizioni di cittadinanza nel periodo 2012-2019 e che già al censimento del 2011 i cittadini italiani per acquisizione erano quasi 700mila.

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Il Mattino