La speranza di vita media degli italiani è cresciuta, secondo gli ultimi dati del 2016, a 82,8 anni (80,6 per gli uomini e 85,1 per le donne), anche se si segnalano...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dai dati illustrati questa mattina al Policlinico Gemelli di Roma, emerge che molti aspetti sono invece andati peggiorando: ad esempio gli stili di vita, con un aumento sensibile delle persone in sovrappeso, registrando nel 2015 il 35,3% degli adulti e il 24,9% dei bambini sovrappeso. L'attività fisica non è mai decollata, con un 39,9% della popolazione sedentaria stabile da 15 anni, mentre sono ancora troppo pochi gli italiani che praticano un'attività sportiva (23,8% in modo continuativo).
«Il gap tra nord e sud aumenta invece di diminuire - spiega il presidente dell'Istituto superiore di sanità e direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, Walter Ricciardi - Le Regioni che hanno maggiore capacità di gestione delle risorse, sono purtroppo tutte settentrionali. E oggi tra chi nasce in Campania o Sicilia e in Trentino ci sono quattro anni di differenza di vita, tantissimi. L'unico dato uguale riguarda le malattie infettive, si muore in maniera omogenea in tutto il Paese». Situazione sottolineata anche dal direttore scientifico dell'osservatorio, Alessandro Solipaca, per cui «questi 15 anni di federalismo non hanno risolto la questione meridionale: per alcuni indicatori, invece che avvicinarsi alla media nazionale, ci si allontana. Gli stili di vita non sono ancora adeguati». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino