ROMA Il governo Gentiloni ha appena ricevuto la fiducia dal Senato (dopo quella della Camera) e già scoppia la prima grana. Ad innescare (involontariamente a suo dire) la...
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Poletti ha infine provato a chiudere l'incidente con una nota nella quale ha respinto le «interpretazioni strumentali di una mia ovvia constatazione. Non ho invocato elezioni anticipate che del resto non dipendono certo dai miei poteri». A stemperare la polemica, senza rinunciare a togliersi qualche sasso dalla scarpa, era stata per prima il segretario della Cgil, Susanna Camusso. «Vale il merito del referendum e non la data. E poi non credo che Poletti sia dotato della sfera di cristallo - ha detto la numero uno della confederazione - Per me insistere sullo slittamento della consultazione significa non avere il coraggio di affrontare i problemi». Quindi per la leader della Cgil occorre «parlare meno di calendario e più delle ragioni politiche del referendum». Alla Camusso ha replicato indirettamente il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. «Abbiamo fatto il Jobs Act che ha determinato assunzioni e ha creato nuovi consumatori - ha spiegato Boccia - Ora spunta il referendum. E allora io come imprenditore che faccio? Attendo e non assumo. Questo è un capolavoro italiano di ansietà e di incertezza totale e perenne» Fin qui il fronte delle polemiche. Resta da capire, già nel primo giorno di operatività del governo Gentiloni, cosa si sta cercando di fare nella maggioranza e in particolare nel Pd per sminare il caso dei referendum Cgil. Due i segnali più significativi. Il bersaniano Roberto Speranza, fra i principali esponenti della minoranza, ha sottolineato che «bisogna fare di tutto per modificare il jobs act». Anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, esponente dell'ala sinistra della maggioranza Pd , è intervenuto per ribadire che «la politica deve cercare un punto di mediazione anche se non sarà facile».
«Contro l'abuso dei voucher che vanno ricondotti alla loro natura di strumenti legati a lavori occasionali, c'è già un disegno di legge presentato da me oltre che uno dei 5Stelle - dice Damiano - Si può avviare un tavolo di confronto anche sull'articolo 18 che è senz'altro il punto più spinoso. Non possiamo restare schiacciati nella tenaglia: tenere i referendum o far cadere il governo». Resta da riferire un ultimo dettaglio: ieri è stato confermato che la Corte Costituzionale darà il via libera o meno ai referendum proposti dalla Cgil nella seduta dell'11 gennaio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino