I giudici dell'Aja in appello hanno condannato oggi definitivamente all'ergastolo Radovan Karadzic (73 anni), ex leader politico dei serbo-bosniaci, confermando le accuse...
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Dopo l'ergastolo Mladic non molla: «Finché vivrò mi batterò per far emergere la verità»
I giudici del Meccanismo residuale internazionale per i Tribunali criminali, l'organismo che ha sostituito il Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi) uscito di scena alla fine del 2017, d'accordo con la Procura, hanno ritenuto inadeguata la pena inflitta in prima istanza, alla luce dell'estrema gravità dei crimini e delle atrocità commesse da Karadzic nel corso della guerra di Bosnia del 1992-1995.
Un conflitto fratricida che nel cuore dell'Europa provocò almeno 100mila morti e oltre due milioni di profughi. Il presidente della corte, il giudice danese Van Joensen, ha definito «incomprensibile» e «ingiusta» la sentenza di primo grado, affermando che tre anni fa i giudici hanno commesso un errore nel pronunciare una condanna a 40 anni.
Con Karadzic presente in aula, elegante in abito scuro e cravatta bordò, la corte ha confermato le accuse per il genocidio di Srebrenica (8mila musulmani massacrati nel luglio 1995), l'assedio e i bombardamenti su Sarajevo, i crimini e le atrocità perpetrate durante il conflitto, con uccisioni, deportazioni, persecuzioni, torture. Ma, come nella sentenza di primo grado, è stato ribadito che l'ex leader dei serbi di Bosnia non è responsabile di 'genocidiò in relazione ad altri sette Comuni bosniaci - Bratunac, Prijedor, Vlasenica, Zvornik, Sanski Most, Foca e Kljuc.
Al pronunciamento della sentenza di ergastolo Karadzic è rimasto impassibile, mentre applausi e anche qualche fischio sono giunti dalla galleria del pubblico. Fuori del Tribunale sin da stamane si erano radunati gruppi di familiari di vittime bosniache e una rappresentanza delle Madri di Srebrenica, che nella cittadina teatro del massacro del luglio 1995 hanno salutato con grande gioia ed emozione la condanna di Karadzic: uscite per strada esultanti, si sono abbracciate con le lacrime agli occhi.
Scene analoghe di gioia e soddisfazione si sono ripetute a Sarajevo e in altre località della Federazione, l'entità a maggioranza croato-musulmana della Bosnia-Erzegovina. Nella sua prima reazione, affidata al suo avvocato, Radovan Karadzic ha parlato di sentenza «senza alcun legame con la giustizia». «La politica ha trionfato sulla giustizia», ha detto.
Al contrario per Serge Brammertz, procuratore capo del Meccanismo residuale, il verdetto odierno è giusto dal momento che è stato dimostrato che Karadzic è «un criminale di guerra», che sarà ricordato dalla storia come responsabile di immani e orrende sofferenze.
Il Mattino