«Cancellare il referendum in Kurdistan». È questo il riassunto delle posizioni di tutti gli Stati interessati al processo di autonomia avviato dalla...
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A una settimana dal 25 settembre, data fissata per il voto, sono arrivate le dichiarazioni ufficiali della Casa Bianca che in una nota invita il governo di Erbil a cancellare il referendum e ad «iniziare un dialogo serio e duraturo con Baghdad». Sulla stessa linea il segretario generale dell'Onu Antonio Guteress il cui invito alla «pazienza» e alla «moderazione» destinato alle autorità curde ha visto come seguito l'ordine, da parte della corte suprema irachena, di sospendere l'iniziativa in attesa di una sentenza riguardante la sua costituzionalità.
Meno incline al dialogo invece la Turchia. L'esercito di Ankara ha avviato una esercitazione militare tra la zona di Silopi e il valico di frontiera di Habur, nel sud-est del Paese, già teatro da oltre 2 anni del conflitto con il Pkk curdo. Le forze armate turche non hanno fornito dettagli sull'esercitazione, che appare come una prova di forza in vista della consultazione voluta di Erbil. Nei giorni scorsi, il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato che il piano di Ankara sul referendum verrà svelato dopo il Consiglio di sicurezza nazionale di venerdì prossimo. Anche dal versante iraniano arrivano minacce per Massoud Barzani: Teheran infatti fa sapere che sigillerà il confine con il Kurdistan iracheno in caso di vittoria del sì. L'Iran, ha ribadito il segretario
del Consiglio supremo iraniano, Ali Shamkhani, «riconosce solo un governo federale in Iraq», quello di Baghdad con cui coopera. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino