La Fondazione Trump chiude. Gravi irregolarità, un «libretto degli assegni per gli interessi del presidente»

La Fondazione Trump chiude. Gravi irregolarità, un «libretto degli assegni per gli interessi del presidente»
NEW YORK - La Fondazione Trump chiude. Lo hanno deciso di comune accordo la Corte Suprema di Manhattan e gli stessi legali del tycoon. ...

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NEW YORK - La Fondazione Trump chiude. Lo hanno deciso di comune accordo la Corte Suprema di Manhattan e gli stessi legali del tycoon.


Le ragioni sono molto gravi, come si legge nel comunicato emesso dall’ufficio del procuratore generale di New York.

Tra queste, il sospetto, comprovato da tutta una serie di documenti e di intercettazioni, che Trump e i suoi tre figli maggiori possano aver violato in più di un’occasione le regole che disciplinano il finanziamento delle campagne elettorali.

Il riferimento, neanche a dirlo, è per le presidenziali del 2016 e per le ombre russe che, prima ancora che The Donald traslocasse alla Casa Bianca, già incupivano le atmosfere di Washington.



Altro che beneficienza, insomma.

Abusi reiterati dello stato privilegiato di esenzione fiscale per un impianto che, a detta dei giudici, è stato utilizzato come una sorta di «libretto degli assegni al servizio degli interessi economici e politici di Mr.Trump».

I contenuti della relazione finale, dunque, sono a dir poco inquietanti. Specie se considerato che entrambe le parti si sono rese disponibili a firmarla, in qualche modo consacrandone la rispondenza al vero.

Un’operazione che peraltro si inserisce in un quadro assai più vasto di indagini, accuse e difese traballanti. Un castello di carta che, alla luce della recente condanna a tre anni di carcere per l’ex avvocato di casa Trump Michael Cohen e delle nubi che si addensano attorno ad un altro Michael, quel Flynn ex consigliere alla sicurezza nazionale contro cui si punta il dito per aver mentito all’Fbi, rischia di crollare da un momento all’altro.

Con la parola Russiagate che continua a tenere banco.

Con i sogni di impeachment che, per quanto tuttora improbabili, tornano ad invadere le prime pagine dei giornali americani.

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Il Mattino