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Il presidente Sergio Mattarella ha voluto dare un segnale più forte. Sottolineare con particolare gravità che le morti sul lavoro stanno diventando una piaga sociale e uno scempio incommensurabile. Dolore sul Colle e anche profonda consapevolezza politica e culturale che un Paese civile non può sopportare di vedere donne e uomini perdere la vita mentre fanno il proprio mestiere. E così, con un atto significativo e non usuale, dopo la morte sul lavoro in una piccola fabbrica di Modena di Laila El Harim, operaia di 40 anni con un figlio piccolo, Mattarella ha telefonato ieri mattina al ministro del Lavoro Andrea Orlando. Per farsi dare informazioni relative agli ultimi incidenti di questo tipo - basti ricordare il lutto altrettanto tremendo della 22enne Luana D'Orazio, stritolata da un macchinario in un'aziendina di Prato - e per sapere delle iniziative adottate dal ministero per contrastare gli incidenti e per aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Durante la telefonata, Orlando ha informato il capo dello Stato che il tema della sicurezza e della salute sul lavoro è sottoposto «ad una costante ed incisiva attenzione». Ma Mattarella, appunto, ha voluto dare un segnale. Ha preso il tema con la forza della sua autorevolezza, e della sua popolarità, per fare in modo che la politica a cominciare dal governo che lo stesso Capo dello Stato molto sostiene e apprezza lo tenga come uno dei suoi dossier principali. In un Paese che agli occhi di Mattarella, e secondo la sua cultura di riferimento, non solo ha bisogno di più lavoro ma di lavoro migliore e più sicuro.
Il Presidente conosce bene il problema. Sa che la carenza di ispettori del lavoro è una delle criticità maggiori. Nel Modenese per esempio, lì dove ha trovato la morte l'operaia Laila nell'azienda packaging Le Bombette in località Camposanto, secondo le stime della Cisl locale gli ispettori del lavoro sono calati del 30 per cento negli ultimi anni.
Intanto si è aperta un'inchiesta, per reato di omicidio colposo, sulla morte di Laila. E la procura di Modena avrebbe iscritto nel registro degli indagati il legale rappresentante dell'azienda. Un'iscrizione che però sarebbe da considerarsi come atto dovuto per chiarire come siano andate le cose martedì mattina, quando l'operaia è stata trascinata e schiacciata da una fustellatrice, un grosso macchinario utilizzato per sagomare il materiale da imballaggio. Sul corpo dell'operaia 40enne originaria del Marocco sarà eseguita l'autopsia.
Gli inquirenti hanno messo sotto sequestro la fustellatrice che ha provocato il decesso della donna. Secondo la relazione dell'Ispettorato nazionale del lavoro il macchinario era provvisto di un doppio blocco di funzionamento meccanico, «ma purtroppo azionabile, da parte dell'operatrice, soltanto manualmente e non automaticamente. Ciò ha consentito un'operazione non sicura che ha cagionato la morte per schiacciamento».
E questa è una storia terribile. Su cui Mattarella deve aver ragionato tanto e non ha voluto far mancare la sua voce.
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