Lega, Sicilia amara fra tradimenti e faide Salvini perde pezzi

Salvini prende voti e riesce a sfondare in Regioni dove fino a solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile, poi resta l'enorme problema di riuscire a gestirli quei voti senza...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Salvini prende voti e riesce a sfondare in Regioni dove fino a solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile, poi resta l'enorme problema di riuscire a gestirli quei voti senza cedere ai ricatti dai potentati locali. È il mal comune in tutto il Mezzogiorno per la Lega, soprattutto in Sicilia, dove la Lega da un lato guadagna consensi e dall'altro perde classe dirigente. Eppure, alle elezioni europee dello scorso anno, il Carroccio aveva fatto registrare un vero e proprio boom sull'isola imponendosi con uno straordinario 22 per cento, finendo alle spalle soltanto del Movimento 5 Stelle. La difficoltà è riuscire a replicare il modello di partito, che tanto funziona al Nord, nelle Regioni meridionali.


L'EMORRAGIA
L'ultimo guaio in casa Lega sull'isola è la perdita di pezzi nell'Assemblea Regionale Siciliana: erano partiti in quattro, ora sono soltanto in due i deputati del Carroccio al punto da avere persino difficoltà nel formare un proprio gruppo. Il primo a lasciare è stato lo scorso maggio Giovanni Bulla, una storia simile a tante altre viste in ogni Regione meridionale da quando Salvini ha iniziato la sua avanzata al Sud. Bulla era arrivato in Lega dopo aver lungamente militato tra i democristiani dell'Udc, come tanti altri esponenti pescati al Sud dalla Lega per formare una propria classe dirigente, poi è giunta la scelta di Bulla di rientrare nuovamente sotto il simbolo dello scudo crociato. «Torno nella casa naturale di chi, come me ha detto Bulla al momento di lasciare il Carroccio - per cultura e storia appartiene all'esperienza politica democratico cristiana». Meno di un mese fa è toccato invece lasciare la Lega a un'altra deputata dell'Ars, Marianna Caronia, anche lei folgorata dal Carroccio dopo una lunga appartenenza a Forza Italia. Restano nell'Ars sotto il simbolo del Carroccio solo Antonio Catalfamo e Orazio Ragusa. Eppure, nonostante la Lega perda pezzi, il governatore Musumeci ha comunque assegnato un assessorato al partito di Salvini: si tratta del giornalista Alberto Samonà. Un trascorso nell'Msi, poi una candidatura alle parlamentarie nel Movimento 5 Stelle, Samonà è stato nominato assessore ai Beni Culturali. Non senza che scoppiasse un mezzo scandalo per alcuni scritti di Samonà di qualche anno fa in cui inneggiava alle Ss di Adolf Hitler. Ma per ora Samonà resta al suo posto.

LEGGI ANCHE Azzolina: «Sarebbe bello vedere Salvini studiare...»

IL COMMISSARIO
Come consuetudine al Sud, ogni volta che c'è aria di scandali e inchieste, Matteo Salvini invia nel Meridione dei propri uomini di fiducia per commissariare il partito locale. Se in Campania c'è il lombardo Molteni, in Puglia l'abruzzese Luigi D'Eramo, allora in Sicilia è stato inviato il fedelissimo Stefano Candiani. Una mossa necessaria dopo gli scossoni giudiziari di due anni fa in cui vennero coinvolti diversi leghisti come Salvino e Mario Caputo e le indagini sull'ex Dc, Angelo Attaguile, vero stratega della discesa in Sicilia del Carroccio sotto la sigla «Noi con Salvini». Tra scandali giudiziari, fibrillazioni sul territorio, la Lega ha infatti lo stesso identico problema in ogni Regione del Sud: prima imbarca notabili da altri partiti poi prova a scaricarli quando questi ultimi iniziano a guadagnare sacche di potere provando a rendersi autonomi dal partito centrale.

IL GRANDE ACCORDO

In Sicilia, per superare queste difficoltà, ora il grande obiettivo di Salvini è federarsi con il partito del governatore Nello Musumeci, «Diventerà Bellissima». Una mossa che può avere gioco facile soprattutto per le fortissime fibrillazioni che vive Forza Italia. Qui il coordinatore del partito di Berlusconi, Gianfranco Micciché, è infatti ad un passo dal siglare uno storico accordo con Italia Viva di Matteo Renzi. I contatti sono frequenti e ben avviati, ma hanno di fatto spaccato in due il partito di Silvio Berlusconi. Non è un caso che l'ex presidente del Senato, Renato Schifani, tre giorni fa per smarcarsi platealmente dalle manovre di Micciché ha incontrato in visita ufficiale il governatore Musumeci. Il progetto che serpeggia è lasciar andare Micciché tra le braccia di Renzi, costituendo una federazione che tenga insieme, in Sicilia, il partito di Musumeci, Fratelli d'Italia e, soprattutto, la Lega. Un'operazione che il commissario leghista in Regione, Stefano Candiani, sta seguendo a distanza ravvicinata. L'unico modo per tenere a galla il partito sarebbe infatti provare a federarsi con «Diventerà Bellissima» di Musumeci. Non è un caso, infatti, che in seguito alle polemiche scoppiate sulla nomina di Samonà all'assessorato alla Cultura, il governatore abbia tenuto duro confermando il leghista. La Lega sul piano territoriale non riesce a sfondare per mancanza di classe dirigente e così ha pubblicamente invitato Musumeci a federarsi. E, in fondo, a Musumeci conviene e lo farà per avere una copertura nazionale al momento della riproposizione della sua candidatura. Resta però il problema per la Lega di formare una propria classe dirigente. Per ora riesce solo ad imbarcare personaggi da altri partiti o, per evitare problemi, prova ad inviare dirigenti dal Nord per tentare di gestire la situazione. Un conto è prendere consensi, tutt'altra cosa riuscirli a gestire

(3. continua) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino