Legge «Dopo di noi», quei chiarimenti dovuti alle famiglie dei disabili

Legge «Dopo di noi», quei chiarimenti dovuti alle famiglie dei disabili
Quasi un anno fa il governo Renzi varava la cosiddetta legge sul «dopo di noi», lungamente attesa, con grandi speranze, dalle famiglie dei disabili. Il tema è...

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Quasi un anno fa il governo Renzi varava la cosiddetta legge sul «dopo di noi», lungamente attesa, con grandi speranze, dalle famiglie dei disabili. Il tema è di quelli particolarmente delicati, argomenti che andrebbero trattati in punta di piedi, con la delicatezza e la completezza che meritano le grandi questioni. Forse la legge sul «dopo di noi» avrebbe meritato pochi clamori e molta sostanza , forse non sarebbe stato il caso di sbandierarla ai quattro venti come un successo prima di averne considerato con serietà la sostanza. 


La sostanza della legge è di un provvedimento, così come aveva messo in guardia il presidente dell’Istat davanti alla Commissione Affari Sociali prima della sua approvazione, limitato e indefinito. Limitato nella definizione numerica dei disabili e indefinito perché i criteri di classificazione della disabilità non erano al passo con le classificazioni internazionali.

Eppure, nella nota scritta e nelle tabelle consegnate lo scorso aprile ai parlamentari, era tutto chiaro, così come evidenti apparvero subito le forzature imposte dalle compagnie assicurative leste ad approfittare di una legge di favore.

Maggiori detraibilità e la nascita di polizze suggestivamente denominate «dopo di noi» spuntarono come funghi a fronte dell’impegno del governo a coprire le aumentate detraibilità con fondi pubblici.

La filosofia della legge ha visto destinare risorse alle regioni il primo anno per 90 milioni di euro (sufficienti a coprire con appena 35 euro al mese tutti i disabili gravi nella condizione di solitudine per la scomparsa dei genitori) e poi negli anni successivi con cifre sensibilmente inferiori per coprire le detrazioni garantite alle polizze assicurative.
Cui prodest? Sicuramente non ai disabili in condizioni di abbandono con reddito Isee inferiore ai 20mila euro all’anno, ai quali la propaganda dei neonati trust e di polizze a fiscalità di vantaggio non potevano assolutamente interessare.


La legge nei suoi articoli finali si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica, senza oneri aggiuntivi per lo Stato, attraverso campagne di comunicazione e prevede un rapporto annuale sulla sua efficacia. Come sia andata a finire in Parlamento con il monitoraggio dello stato di attuazione di altre importanti leggi come la 104/ 92 o la legge 68/99 è storia nota a tanti: si sono perse le tracce delle relazioni di controllo. Non è possibile rassegnarsi al fatto che leggi indispensabili per i nostri cittadini più fragili vengano contraddette dalla mancata attuazione e da un insufficiente monitoraggio. Il Parlamento se intende affermare, al di là dei facili slogan e delle dichiarazioni di principio fatte con eccessiva disinvoltura, la bontà di questa legge inizi a spiegare alle famiglie dei disabili a chi, come e quanto è stata utile questo anno. Tutto il resto è demagogia e di quello i disabili non sanno veramente che farsene. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino