Legge elettorale e voto anticipato avanza la trattativa tra Berlusconi e Renzi

Legge elettorale e voto anticipato avanza la trattativa tra Berlusconi e Renzi
Roma. Con cautela e con la massima riservatezza, Matteo Renzi non ha lasciato cadere i segnali lanciati nelle ultime ore da Silvio Berlusconi. Da quando il Cavaliere ha mandato...

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Roma. Con cautela e con la massima riservatezza, Matteo Renzi non ha lasciato cadere i segnali lanciati nelle ultime ore da Silvio Berlusconi. Da quando il Cavaliere ha mandato avanti i suoi per capire se il segretario del Pd sarebbe disposto a qualche ritocco al Rosatellum in cambio di un accordo per votare in autunno, al Nazareno hanno cominciato a studiare il modo per rendere la bozza di legge elettorale «meno indigesta» e «più accettabile» a Forza Italia.


Dietro la fase di ascolto e di studio non c'è il desiderio di Renzi di riesumare il patto del Nazareno, né tantomeno l'intenzione di stipulare preventivamente grandi intese con Berlusconi. «Dio me ne guardi». C'è invece il timore di perdere definitivamente il treno per le elezioni tra fine settembre e inizio ottobre. Un timore, spiegano i suoi, che non è dettato dalla voglia o dall'impazienza di tornare a palazzo Chigi. «Matteo si è impegnato ad arrivare a fine legislatura, al 2018, e se può manterrà l'impegno». A far balenare di nuovo lo spettro delle elezioni anticipate sono invece «diversi motivi d'allarme». Il primo allarme è «arrivare a una fase cruciale ed estremamente delicata» a livello europeo e internazionale senza avere a palazzo Chigi un governo forte e politicamente legittimato dal corpo elettorale. Spiegano al Nazareno: «È stato eletto Macron in Francia e il 24 settembre presumibilmente verrà riconfermata la Merkel in Germania, saranno loro ad aprire la trattativa sul futuro dell'Unione europea. E noi chi ci mandiamo? Gentiloni è bravo, competente e onesto, ma non è uno che batte i pugni sul tavolo».

C'è poi la questione della legge di stabilità da scrivere entro metà ottobre. Al Nazareno sono convinti che questo ingrato compito debba spettare a un esecutivo appena eletto (in grado di strappare nuovi margini di flessibilità a Bruxelles), piuttosto che a un governo prossimo alla scadenza. E c'è, soprattutto, l'«allarme democratico». Per il Pd il vero pericolo a questo punto non sono le larghe intese post-elettorali, ma la possibilità che a vincere siano i Cinquestelle. «E in meno di un mese ci ritroveremmo sull'orlo del default, con la troika che bussa a palazzo Chigi. La storia del reddito di cittadinanza non sta in piedi, sono dei visionari pericolosi...», dice un renziano di altissimo rango.


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