Argentina, decreto garantisce l'1% dei posti di lavoro per trans e travestiti nella pubblica amministrazione

Argentina, decreto garantisce l'1% dei posti di lavoro per trans e travestiti nella pubblica amministrazione
Attraverso un decreto (il numero 721), pubblicato oggi nel Boletin Oficial - la Gazzetta Ufficiale - l'Argentina probabilmente è il primo paese al mondo che ha...

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Attraverso un decreto (il numero 721), pubblicato oggi nel Boletin Oficial - la Gazzetta Ufficiale - l'Argentina probabilmente è il primo paese al mondo che ha stabilito una quota per travestiti, transessuali e transgender nella pubblica amministrazione. Un passo fatto dal governo per accelerare alcuni progetti di legge che si stanno dibattendo nel Congresso. Una quota di almeno l'un per cento dei posti di lavoro negli uffici pubblici sarà quindi destinata al popolo Lgbt. Il presidente Alberto Fernandez  ha promulgato un decreto definito "storico" dagli attivisti per i diritti Lgbtq. Naturalmente i lavoratori transessuali e transgender potranno beneficiare delle stesse tutele e garanzie dei loro colleghi. Il decreto aveva preso forma nel 2018 quando in era stata depositata una proposta di legge poi naufragata.


Questo decreto, firmato dal Presidente Alberto Fernández, dal Capo di Gabinetto Santiago Cafiero e dal Ministro delle Donne, Genere e Diversità, Elizabeth Gómez Alcorta, va a beneficio di tutti «i travestiti, i transessuali e le persone transgender, che abbiano o meno cambiato sesso e cambiato nome e immagine» si legge.

Nel suo terzo articolo, il testo specifica che si applicherà anche un principio di "non discriminazione", in base al quale si sottolinea che questi lavoratori hanno il diritto alla «protezione contro la disoccupazione», in modo che «non si possano stabilire requisiti di occupabilità che ostacolino» il loro accesso al mondo del lavoro.

Per questo motivo, «il requisito del completamento degli studi non può essere un ostacolo all'ingresso e alla permanenza nel mondo del lavoro» dei membri di questo gruppo che, invece, possono iniziare a lavorare a condizione che completino gli studi mancanti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino