«Io faccio notte... Sono quelle situazioni che non finiscono mai. Adesso si continua a lavorare e si continua anche domani mattina». A dirlo è stato il premier...
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«Decidete voi del vostro futuro. Potete essere ricordati come padri nobili di questo nuovo percorso della Libia oppure come coloro che lo avranno fermato», avrebbe detto il premier nel corso della cena di lavoro, rivolgendosi al presidente del governo libico riconosciuto dall'Onu, Fayez al Sarraj, al presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh e al presidente dell'Alto Consiglio di Stato Khaled al Meshri.
Palermo diventa la casa di tutti i libici per due giorni, ma il colpo di scena viene servito prima di cena. L'osso più duro, il generale Khalifa Haftar, dopo mille tira e molla, alla fine è arrivato in Sicilia per la conferenza internazionale promossa dall'Italia. Anche se lo ha fatto alle sue condizioni. Il generale della Cirenaica, al culmine di una giornata di attesa via via più spasmodica, è arrivato in tarda serata a Villa Igiea. Il premier Giuseppe Conte gli è andato incontro e i due hanno avuto un fitto colloquio, a portata di fotografi.
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Poi però Haftar è andato via, disertando la cena con gli altri libici. La partita di Palermo, comunque, è cominciata ed il padrone di casa ha lanciato il primo dado: «Siamo qui per aiutare il popolo libico a decidere del suo futuro». Haftar, tassello chiave nel puzzle libico, ha tirato la corda fino all'ultimo. Nelle ultime settimane ha tenuto il pallino, diventando l'oggetto principale delle attenzioni della diplomazia italiana, ma anche dei russi e degli americani.
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Il Mattino