Libia, Putin irritato non riceve Haftar Serraj: non tratto con il generale

ROMA Quel che resta della Conferenza di Berlino è anche una dichiarazione del premier libico Fayez al Serraj: «Non ho intenzione di partecipare più a colloqui...

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ROMA Quel che resta della Conferenza di Berlino è anche una dichiarazione del premier libico Fayez al Serraj: «Non ho intenzione di partecipare più a colloqui con il comandante dell'Esercito nazionale Khalifa Haftar». Il leader di Tripoli è pronto a rispettare le conclusioni dell'incontro tedesco e anche il cessate il fuoco. Ma dell'avversario, del suo continuo protagonismo, non vuole sentirne parlare. E attraverso al-Hadath, la tv dedicata alle crisi regionali arabe della catena al-Arabiy, ha chiarito: «Non siederò di nuovo con Haftar».


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L'imprevedibilità del generale della Cirenaica è il vero punto del conflitto in Libia. Su suo mandato, la produzione petrolifera nel paese è praticamente azzerata, e non è un caso che il feldmaresciallo abbia scelto questo momento per bloccarla, pur avendo conquistato i territori dove si trovano i giacimenti, sin da febbraio del 2019. La decisione potrebbe, comunque, non determinare grandi effetti sul mercato: l'Arabia Saudita ha una super produzione, il vero rischio resta la perdita di reddito per l'economia libica.

LO SCONTRO
C'è da immaginare, quindi, che la guerra andrà avanti, e che lo scontro potrebbe diventare anche più feroce, soprattutto in termini di possibili vittime civili. Ma chi vuole veramente che si continui a combattere? In realtà nessuno: non lo vuole la Turchia che ha comunque inviato a Tripoli armi ed esperti. E in fondo non lo vuole anche Haftar che, pur avendo il forte appoggio degli Emirati arabi e dell'Egitto che insistono per andare avanti, sa di non poter riuscire a conquistare la Capitale. O quantomeno sa di non poterla tenere. Così la soluzione al conflitto resta lontana, così buona parte dei punti del documento finale di Berlino, che prevedono la smobilitazione e il disarmo delle milizie, l'embargo sulle armi, l'unificazione dell'apparato di sicurezza, un nuovo governo di accordo nazionale che sia rappresentativo di tutto il paese. Sei pagine, frutto di settimane di paziente lavoro diplomatico e di compromessi, che, però, hanno visto anche momenti di tensione durante la trattativa, con un duro confronto tra la Turchia da una parte, Emirati arabi uniti ed Egitto dall'altra.

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A conclusione delle Conferenza, pare, che Sarraj e Haftar siano rimasti a Berlino: il primo ha tenuto incontri con i delegati della Cina, mentre sull'agenda del secondo era prevista una visita a Mosca. Ma l'atteggiamento che il generale ha tenuto durante le ultime settimane sembra abbia disposto molto male l'alleato Putin, tanto da far puntualizzare al Cremlino, che un incontro con il presidente russo «non è in agenda» questa settimana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino