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Aveva solo 13 anni quando venne brutalmente uccisa e abbandonata in un casolare di campagna. Di anni ne sono passati 66 perché Lucia Mantione potesse finalmente avere un funerale. Il paese non ha dimenticato e anche la cultura popolare ha coltivato la memoria di «Luciedda», come tutti la chiamavano. A Montedoro, un paese di circa 1500 abitanti della Sicilia interna, in provincia di Caltanissetta, si vive questo momento come il riscatto morale di un'intera comunità. Era il 6 gennaio 1955. In un piovoso pomeriggio invernale Lucia uscì per andare a comprare una scatola di fiammiferi. A casa però non tornò mai.
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Tutto il paese si mobilitò per le ricerche e solo tre giorni dopo il corpo della ragazzina venne ritrovato. Mistero sul delitto. L'ipotesi più condivisa parlava di un tentativo di violenza respinto e culminato con la morte per soffocamento.
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Il caso del blogger
Non per questo la memoria si è placata. Un blogger del paese, Calogero Messana, ha raccolto scritti, ricordi e articoli dei giornali del tempo per reclamare la riapertura del caso e come risposta qualcuno gli ha incendiato un furgone. Un maestro-poeta, Giuseppe Alfano, ha messo in versi il dolore di una comunità: «Eri colomba pura. / io ti ricordo nel vestitino / di fanciulla candida e povera. / Così ti vide l'orco che con l'inganno / ti trasse nel suo covo / dove pose fine ai tuoi giorni». Del caso si è occupata nel 2019 la rubrica «Inviato speciale» di Radio 2 Rai e l'informazione locale ha ricostruito la storia drammatica e struggente di «Luciedda». Anche la Procura della Repubblica di Caltanissetta ha riaperto ora l'inchiesta delegandola ai carabinieri. La salma della bambina è stata riesumata per un esame medico-legale e il recupero del Dna. «Dopo 66 anni - dice il colonnello Baldassare Daidone comandante del gruppo di Caltanissetta - non è facile arrivare a risultati decisivi. Ma la nuova indagine scientifica ci aiuterà molto». La riapertura del caso e la riesumazione dei resti sono diventati ora l'occasione per celebrare il 28 luglio, nella parrocchia di Santa Maria del Rosario, i funerali a suo tempo negati, anche se in tutti questi anni sulla povera sepoltura di «Luciedda» non sono mai mancati i fiori del paese.
Il Mattino