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Un’Opa quella di Conte e Grillo sul Pd. Un po’ favorevole (saranno pur sempre alleati con i dem i nuovi 5 stelle di Beppe e Giuseppi) e un po’ ostile. Il piano dei due, un M5S post M5S che sfondi nell’elettorato Pd e che abbia nel simbolo qualche stella, l’orizzonte 2050 ma soprattutto il nome di Conte ammesso che la sua popolarità non sia già svanita, è quello che sta dietro alla foto domenicale sulla spiaggia di Marina di Bibbona davanti alla villa di Grillo. I due conversano al mare e stanno parlando di questo: svettare sulle macerie del Pd, prendersi alle prossime elezioni nel 2023 o prima i voti in uscita da quel partito (il solo annuncio di Conte leader M5S ha tolto ai dem quasi cinque punti) e intanto anche pezzi di classe dirigente. Puntano sulla scissione i due Giuseppi.
Non tanto quella con Casaleggio, che Conte non vorrebbe nella nuova impresa e Grillo cerca di recuperare alla causa anche se domani Davide lancerà la sua fronda con il Manifesto Controvento, quanto quella dentro il Pd. Non a caso sulle chat e nelle conversazioni dei parlamentari dem monta la preoccupazione. Del tipo: vuoi vedere che Zingaretti, Orlando, Boccia, Provenzano e tanti come loro, non per forza provenienti dai Ds ma affezionatissimi a Conte (con cui Zingaretti è in continuo contatto: «Parla più con lui che con noi», dicono nei dintorni del Nazareno), finiscono per unirsi all’ex premier insieme a Bersani, a Speranza e via dicendo? In alcuni di Base Riformista la preoccupazione (o liberazione?) è questa.
Quel che è certo è che Conte non vuole presentarsi alle suppletive di Siena dopo l’estate, per entrare alla Camera al posto di Padoan che l’ha lasciata.
Vuole una «segreteria politica snella», l’ex premier, con dentro Virginia Raggi unica bandiera rimasta al grillismo ma bisogna vedere come andrà nel voto per il Campidoglio a ottobre. Ancora: Conte non vuole fare la guerra a Draghi, anzi l’appoggio è pieno sia suo sia di Grillo, ma l’idea che tanti italiani, in caso di proseguimento ad oltranza del contagio e di una ricostruzione che non arriva o che sarà difficile e sanguinosa, possano rimpiangere il passato (era meglio Conte) è insito in questo progetto. A meno che il Paese non si dimentica di Giuseppi, e lui - grazie a Casalino, altro punto fisso del nuovo progetto - farà di tutto che ciò non accada.
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E Di Maio? In questa fase tra Giuseppi e Luigi la sintonia è completa. E la promessa di togliere il divieto del terzo mandato garantisce a Di Maio il futuro e anche ai parlamentari e membri dell’attuale governo più vicini a lui. «L’alleanza con il Pd è strategica e immodificabile»: questa la linea Conte-Grillo. Ma competition is competition. E si mira al sorpasso elettorale dei futuri alleati: i dem sotto il 15 e M5S tendenza Giuseppi sopra il 15. La strategia del travaso, ma anche dell’assimilazione, è quella che si sta tracciando. Assimilazione per via di scissione nel Pd? Potrà succedere di tutto nel big bang provocato dall’arrivo del governo Draghi. E comunque, a proposito del Pd: «Zingaretti ha dovuto mollare perché ha troppi galli nel pollaio», è l’immagine che ha dato Grillo. Proprio per questo, la dirigenza di M5S sarà ridotta all’osso: Conte e poco più. E lui questo farà capire nel documenti che presenterà nelle prossime settimane, e prendere o lasciare.
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