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Le parole d’ordine, fino a tarda ora, sono sempre le stesse: profilo basso. E allora per il suo ritorno a Roma Beppe Grillo evita il solito albergo ai Fori imperiali e punta dritto sui Parioli. Più discreti e, soprattutto, più vicini allo studio del notaio dei pentastellati, Luca Amato. L’Elevato sbarca nel pomeriggio nella Capitale («Teso ma tonico» spiega chi ha avuto modo di parlarci), in quell’hotel Parco dei Principi dove nel 2018 ci fu il primo incontro tra gli eletti, e avvia l’attesa girandola di incontri con “big” e legali con cui conta di riuscire a sbloccare lo stallo in cui il Tribunale civile di Napoli ha ficcato il Movimento 5 stelle.
Prima vede Luigi Di Maio e Mariolina Castellone in albergo, poi si sposta dal notaio per incontrare anche Virginia Raggi. Un pomeriggio denso che culmina in una riunione di circa due ore e mezza con Giuseppe Conte e i suoi avvocati. Un summit utile, dirà Grillo avendo cura di andare a salutare i cronisti nei pressi dello studio del notaio a braccetto con l’ex premier, a «ripristinare il sistema immunitario del Movimento».
Come? Per ora senza stravolgere tutto ma “solo” impugnando l’ordinanza emessa dal Tribunale napoletano. Al termine del vertice infatti, l’intera squadra di avvocati schierata dall’Elevato e dall’ex premier concordano: le delibere sospese dal Tribunale (cioè quelle relative al nuovo statuto e all’elezione di Conte leader) «sono valide alla luce del regolamento del 2018». In altri termini, non c’è nulla che vada rifatto. Si presenterà al Tribunale partenopeo una immediata istanza di revoca alla luce di questo documento che, secondo i legali, «certifica la piena regolarità» delle delibere, offrendo al giudice della causa di poter prendere atto della validità e quindi dell’efficacia delle delibere contestate. «Si confida che gli elementi emersi consentano di poter ottenere una tempestiva revoca» della sospensione sottolineano. E soprattutto, si spera, che non vi siano i margini per ulteriori nuovi ricorsi da parte dell’avvocato Lorenzo Borrè e dei suoi assistiti.
Nel pomeriggio però, appunto, ad essere ricevuto dal fondatore del Movimento 5 stelle è stato Di Maio, in un lungo colloquio andato avanti per oltre un’ora.
Un punto di caduta confermato anche dallo storico legale pentastellato Andrea Ciannavei, ricevuto da Beppe dopo il ministro assieme alla capogruppo al Senato Castellone. «Se Conte resta leader? - ha detto l’avvocato ai giornalisti appostati davanti all’hotel - Non ci sono punti di vista differenti, si rema nella stessa barca per cercare di trovare la soluzione migliore per tutti».
In ogni caso fedelissimi che, una volta insediati e senza passare per la nomina del famoso “direttorio” a 5 fortemente osteggiato da Conte, dovrebbero indire un’ulteriore votazione per adottare il nuovo statuto grillino. Quello redatto proprio dall’avvocato. A quel punto, a testo approvato, servirà ancora una consultazione con gli iscritti per legittimare l’esistenza di un capo politico (e non del direttorio), garantendo la leadership dell’ex premier.
«Ma che nel caso mettano almeno due candidati fantocci», spiega Borré. Inevitabilmente però l’avvocato è perplesso rispetto all’istanza che presenteranno i colleghi ingaggiati dal Movimento. «Non credo possano più permettersi errori - continua - e io penso che quella del comitato di garanzia sia l’unica strada percorribile per sbrogliare la matassa».
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