M5S, l'ira dei fuoriusciti: «Movimento ondivago, ora i vertici devono trarre le conseguenze»

M5S, l'ira dei fuoriusciti: «Movimento ondivago, ora i vertici devono trarre le conseguenze»
Tenere la Lega sotto l'asticella psicologica del 30 per cento e galleggiare al 24 o 25 per cento, a quattro o cinque punti di distanza dall'alleato. Era questa la formula...

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Tenere la Lega sotto l'asticella psicologica del 30 per cento e galleggiare al 24 o 25 per cento, a quattro o cinque punti di distanza dall'alleato. Era questa la formula magica che il Movimento aveva invocato per scongiurare l'eventuale crisi di governo, evitare il rimpasto e respingere il ribaltone del Carroccio pronto a prendersi il pallino della maggioranza forte del sorpasso nelle urne. I primi exit poll dei principali istituti di sondaggio però sembrano tradire le speranze degli stellati, che paiono oscillare tra il 20 e il 22 per cento (contro la media provvisoria del 28,6 della Lega) e che ora vedono materializzarsi per giunta il fantasma più temuto alla vigilia: il sorpasso del Pd dato in una forbice tra il 21,5 e il 23,5 per cento. È una notte ad altissima tensione, quella che si consuma nel quartier generale pentastellato. Dove anche i colonnelli più fedeli al capo politico, non nascondono che un risultato di poco superiore al 20 per cento, e una Lega avanti di quasi dieci punti «aprirebbe di certo un processo alla leadership di Luigi Di Maio».


«Se questi primi dati dovessero essere confermati spiega a caldo la deputata fichiana del M5s Doriana Sarli i vertici dovrebbero farsi qualche domanda: siamo stati puniti perché ci siamo schiacciati troppo sulla Lega specie in materia di sicurezza e immigrazione, per poi aver lanciato una svolta a sinistra troppo tardiva nell'ultimo mese. In questo anno di governo noi del M5s abbiamo portato a casa dei buoni provvedimenti come il reddito di cittadinanza e la legge anticorruzione prosegue - ma alla fine aver abbracciato supinamente le posizioni dell'alleato, ad esempio sul caso Diciotti, non ha pagato. Tra noi e una forza di destra come la Lega molti elettori hanno scelto l'originale, mentre molti di quelli di sinistra si sono allontanati dal Movimento perché hanno visto molto appannati i valori originari in cui avevano creduto». «Ora si apre per noi una fase complicata continua Doriana Sarli se il Movimento vuole sopravvivere deve tornare su posizioni di sinistra: abbiamo ancora il 32 per cento in Parlamento, e dovremo impegnarci duramente per farlo pesare ora che la Lega ci ha sorpassati. Se gli equilibri restano quelli visti fino a ieri il governo deve andare avanti, viceversa meglio andare a casa».

 

DELUSIONE E PROTESTA

Parla invece di «grande occasione storica perduta», anche la senatrice ortodossa Paola Nugnes. «Europee e politiche non sono sovrapponibili spiega ma se questi risultati fossero confermati, l'analisi sarebbe semplice: occorre avviare nel Movimento una profonda riflessione. Avevamo oltre il 33 per cento alle politiche, ma abbiamo sprecato il mandato degli elettori. Da soci di maggioranza, dovevamo fare da argine a Salvini ma non ci siamo riusciti. Anche se abbiamo portato a casa il reddito e l'anticorruzione, il giudizio è perciò profondamente negativo». Mastica amaro anche il senatore Gregorio De Falco, espulso dal Movimento all'inizio dell'anno per aver dissentito dalla linea del M5s in materia di sicurezza. «Senza l'improvvisa svolta a sinistra dell'ultimo mese spiega il parlamentare campano oggi nel gruppo misto - forse ci troveremmo a commentare risultati peggiori per il M5s. Ma la stessa improvvisa virata a sinistra, racconta un dato su cui i vertici devono riflettere: fare opposizione tardiva dall'interno del governo non può pagare, perché ciò ha messo in luce l'incoerenza del Movimento che si è buttato a sinistra perché ha cercato di cogliere all'improvviso uno spazio che si era aperto. Molti elettori conclude De Falco - lo hanno capito: il Movimento usa il potere per il potere. È fatto di attori che di volta in volta recitano a soggetto per un grande impresario. Che ora, in quanto leader di un'azienda privata altrimenti detta Movimento 5 Stelle, sostituirà il direttore generale che non ha portato i risultati attesi. Quello lanciato pochi giorni fa da Casaleggio jr, in fondo non era che un avviso di sfratto al capo politico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino