Roma. Immobili con le carte calate sul tavolo a tempo record per giocare d'anticipo sulle consultazioni che inizieranno oggi e a cui Beppe Grillo non parteciperà....
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Nello stringatissimo testo depositato a Montecitorio non c'è la proposta di una legge vera e propria ma c'è scritto che basta recepire in tutto e per tutto le indicazioni della Consulta che si pronuncerà il 24 gennaio. Il M5S rinuncia dunque preventivamente a discutere nel merito in modo da potersi sottrarre a qualsiasi coinvolgimento dopo e poter dire comunque di aver avuto le idee chiare fin dall'inizio. Già domenica notte la road map politica era segnata: al voto, subito, con l'Italicum.
È ufficiale, dunque: il Democratellum, legge elettorale che era un super proporzionale, studiato da Toninelli e votato in rete dagli iscritti, è stato completamente abbandonato. Una scelta non priva di conseguenze e che ha sollevato parecchi dubbi tra i parlamentari e anche nella base. Se ne è parlato anche ieri sera durante l'assemblea congiunta di deputati e senatori dove sono emerse tensioni molto forti sulla scelta di chi salirà al Colle per le consultazioni, un ruolo che avvantaggerebbe molto chi ambisce a fare il candidato premier. Nel 2013 ci andarono Grillo e i capigruppo. Stavolta chi sostituirà il leader? Lui, il capo politico del M5S, ha seguito l'assemblea volutamente da lontano dopo aver passato giorni interi al telefono per tenere uniti i parlamentari che sono già fortemente divisi sul tema della leadership. Su questo, entro fine anno, ha promesso che ci saranno decisioni importanti. Ma intanto nelle chat la tensione è fortissima: Roberto Fico ha messo in guardia dall'uomo solo al comando e dai «candidati naturali» mentre alcuni parlamentari hanno cercato di mettere in contrapposizione.
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Il Mattino