Quattordici indagati, compresi tre deputati nazionali, due regionali e un cancelliere del tribunale: la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per le persone coinvolte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Tra gli indagati il deputato nazionale Riccardo Nuti, che nel 2012 era candidato sindaco, e le parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Secondo la procura, Nuti e un gruppo ristretto di attivisti come Di Vita, Mannino e Samanta Busalacchi, dopo essersi accorti che per un errore di compilazione le firme raccolte erano inutilizzabili, mettendo quindi a rischio la presentazione della lista, avrebbero deciso di ricopiare le sottoscrizioni ricevute, correggendo il vizio di forma. A 11 indagati i pm contestano la falsificazione materiale delle firme.
A Nuti, per il quale non c'è la prova della commissione del falso materiale, si imputa, invece, l'avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate: era lui, infatti, il candidato a sindaco dei pentastellati nel 2012. Il falso materiale riguarda Busalacchi, Di Vita, Mannino, e gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Il tredicesimo indagato è il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello: per lui l'accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle.
Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, avvocato ed ex attivista grillino che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l'autenticazione. Un contributo importante alla ricostruzione della vicenda è arrivato dalle testimonianze dei consiglieri regionali La Rocca e Ciaccio che hanno raccontato i momenti successivi allanotte del 4 aprile 2012, quando al meet up di via Sampolo vennero ricopiate materialmente le firme raccolte in un primo momento in alcuni moduli che però contenevano un errore nel luogo di nascita di un candidato al consiglio comunale.
Gli indagati: «Tentativo di toglierci di mezzo». «Ci è chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale».
Il Mattino