Ma perché la Corea del Nord odia gli Stati Uniti?

Ma perché la Corea del Nord odia gli Stati Uniti?
NEW YORK - La Corea del Nord odia gli Stati Uniti. Il regime di Pyongyang proietta un disprezzo viscerale e perpetuo nei confronti del demone a stelle e strisce ed il mantra di...

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NEW YORK - La Corea del Nord odia gli Stati Uniti. Il regime di Pyongyang proietta un disprezzo viscerale e perpetuo nei confronti del demone a stelle e strisce ed il mantra di livore viene trasmesso di generazione in generazione all’interno dei propri confini. Un fenomeno che non conosce età (e che investe addirittura i bambini) né tantomeno eccezioni, considerato peraltro che non sono ammesse.


Ma perché? Dove nasce il risentimento che tiene oggi il mondo col fiato sospeso sul precipizio di un conflitto nucleare? Oltre alle ragioni propagandistiche che orbitano attorno alla diffusa narrativa anti-americana, le motivazioni sono da ricercarsi nella storia di una guerra che in America, e a maggior ragione in Europa, quasi non ricorda più nessuno.

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, le due superpotenze del tempo decisero di dividere la penisola coreana lungo la traccia del 38esimo parallelo. Gli Stati Uniti occuparono il Sud e l’allora Unione Sovietica il Nord. Questo diede vita a due nazioni separate: la Repubblica di Corea, o più comunemente Corea del Sud, e la Repubblica Democratica Popolare di Corea, nota come la Corea del Nord, appunto.

Gli storici concordano sul fatto che le truppe “rosse”, durante il corso della notte del 25 giugno del 1950, varcarono il confine dando vita ad una vera e propria invasione. Una data drammatica che segnò l’inizio della Guerra di Corea.

Tuttavia, nella versione fornita dal regime del Nord, immortalata anche nei libri che tuttora si studiano a scuola tra Pyongyang e dintorni, furono invece gli Stati Uniti a dare il via a sconfinamenti e scontri, con l’intento vile e preciso di soggiogare l’intera area al proprio controllo militare e soprattutto politico.

3 anni di ferro e fuoco, un milione di morti nordcoreani, tra i quali si contarono più di 600mila civili. Un’ecatombe che in buona sostanza terminò nel 1953. In realtà, seguirono poi molti altri “incidenti” e tecnicamente la guerra non potè mai dirsi finita visto che ad oggi nessun trattato di pace è mai stato firmato.

Una carneficina giustificata proprio attraverso la smania di espansionismo statunitense e il rovesciamento totale delle responsabilità che vengono impresse e imposte nella memoria collettiva di una collettività costretta a non dimenticare…una falsità.

E così, di Kim in Kim, dal nonno al padre al figlio, l’odio viene trasmesso assieme al potere come un lascito, come fosse un’eredità necessaria e indiscutibile. E viene utilizzato ad arte per motivare il disastroso scenario economico di uomini e donne che in alcune aree rurali del Paese muoiono letteralmente di fame. Altro aspetto di cui sarebbero colpevoli, stando alla retorica del regime, quegli stessi Stati Uniti promotori di sanzioni ritenute brutali e ingiuste.

Così come viene utilizzata ad arte la tensione internazionale, accanto alle reiterate minacce, più o meno plausibili che siano, per tenere unito un popolo in realtà frammentato e soprattutto in ginocchio.


(La DMZ, "Demilitarized Zone" o "Zona Demilitarizzata", è una striscia di terra che taglia in due la Penisola Coreana, istituita al termine della guerra di Corea con lo scopo di garantire un cuscinetto tra Nord e Sud.
A dispetto del nome che porta, la crescente tensione maturata negli scorsi decenni ha fatto sì che diventasse il confine più militarizzato al mondo)


(Gli edifici azzurri in primo piano sono gestiti dalle Nazioni Unite ed in particolare all’interno di quello a sinistra è stato firmato l’armistizio del 27 luglio 1953. Sullo sfondo, invece, il primo edificio nordcoreano al di là del confine)



(Questo il tavolo delle trattative, sorvegliato ad oggi dall’esercito sudcoreano. Tecnicamente, alla sinistra dello stesso inizia il territorio della Repubblica di Corea, mentre a destra quello della Repubblica Popolare Democratica di Corea)


(Un militare della Joint Security Area presidia un obelisco che celebra la pace del ’53. L’Area di Sicurezza Congiunta è il solo punto di incontro delle milizie del Nord e del Sud, utilizzata per lo più per le trattative diplomatiche)


(Il giornalista e fotoreporter napoletano Luca Marfé accanto a un militare della Joint Security Area)

Tutte le foto © Luca Marfé Leggi l'articolo completo su
Il Mattino