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Una piccola di due anni senza vita, un'adolescente con i polsi e la gola tagliata e una madre che si dà alla macchia. È il ritratto della follia Jessica Smith, 40 anni, dell'Oregon. La donna ha tentato di far fuori entrambe le figlie e si è data a 48 ore di fuga prima di essere consegnata alla giustizia.
La donna è apparsa per la prima volta davanti ai giudici in videoconferenza dal carcere: tuta gialla, viso rilassato, Jessica ha dispensato sorrisi e strizzatine d'occhio. Quasi a non rendersi conto di ciò che la aspetta. Quasi a far finta che nulla sia successo al Cannot Beach resort, il 1° agosto.
Quella mattina Isabetta Smith, 2 anni, e la sorella Alana Smith, 13, sono state ritrovate riverse sul letto della camera dell'hotel da una signora delle pulizie. Preoccupata perché nessuno rispondeva, la donna è entrata nella stanza e, vedendo del sangue, ha immediatamente chiamato la polizia. Gli agenti hanno trovato riverse la piccola, ormai senza vita, e l'adolescente con i polsi e la gola tagliata, nuda e avvolta in un lenzuolo insanguinato.
La ragazzina è stata portata d'urgenza all'ospedale Doernbecher di Portland. Per Isabella, invece, non c'è stato nulla da fare: dall'autopsia è emerso che la bimba è annegata, ma ha contribuito, alla sua morte, una dose elevata di clorfenamina, un sedativo.
Le bambine erano state abbandonate mentre della donna si erano perse le tracce. In ospedale, una volta riprese le forze, Alana ha raccontato che l'artefice della tragedia era la madre che aveva utilizzato su di lei un agente paralizzate, poi le aveva procurato i tagli con una lametta e aveva annegato sua sorella.
Due giorni dopo, Jessica è stata rintracciata sul suo Suv da un elicottero della polizia mentre tentava di scappare dall'Oregon. La donna è stata arrestata e dovrà rispondere dell'accusa di omicidio aggravato per la morte di Isabella e di tentato omicidio aggravato da lesioni per Alana. L'avvocato della donna ha dichiarato la sua assistita non colpevole e ha chiesto una perizia psichiatrica.
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