Covid a Roma, neonata portata subito nella stanza della mamma positiva. Il Gemelli: «Sicurezza garantita»

Covid a Roma, neonata viene portata subito nella stanza della mamma positiva. Il Gemelli: «Sicurezza garantita»
La mamma è positiva al Covid, ma la neonata viene portata subito in stanza con lei. Venerdì scorso alle 12.46 nella sala parto del Policlinico Universitario A....

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La mamma è positiva al Covid, ma la neonata viene portata subito in stanza con lei. Venerdì scorso alle 12.46 nella sala parto del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma nasce Elisa. La bimba, venuta alla luce a termine da parto spontaneo, viene subito portata in stanza dalla mamma Chiara. Un fatto abituale al Gemelli, dove da almeno un decennio si effettua il rooming-in (stare insieme in una stanza), che consente alla mamma e al bambino di stare insieme da subito, giorno e notte.

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Ma nel caso di Elisa il suo rooming-in è eccezionale, perché la mamma ha contratto Sars-CoV-2 nell'ultimo periodo della gravidanza. Ed è la prima volta in assoluto al Gemelli, «e la prima volta in un ospedale di Roma» - fanno sapere i sanitari - che a una mamma positiva viene offerta la possibilità di stare in stanza con la sua neonata, subito dopo la nascita. «Fino ad oggi - spiega Giovanni Vento, direttore Uoc di Neonatologia presso la Fondazione Policlinico Gemelli e associato di Neonatologia all'Università Cattolica, Campus di Roma - per la situazione logistica ed epidemiologica dell'ospedale e per la mancanza di evidenze scientifiche certe (nessuno conosceva il comportamento e le conseguenze di questo nuovo virus all'inizio della pandemia), il neonato veniva temporaneamente separato da una madre positiva, fino alla dimissione, in attesa dell'esecuzione dei tamponi. Grazie invece allo straordinario lavoro di un gruppo multidisciplinare costituito da ostetrici, ostetriche e anestesisti, neonatologi e pediatri, infettivologi e direzione sanitaria - prosegue Vento - abbiamo costruito un percorso dedicato, che consente alle mamme positive di stare da subito insieme ai loro neonati, sempre garantendo però la massima sicurezza ai piccoli, posti in incubatrice o in un lettino coperto e collegati alla telemetria per il monitoraggio della saturazione arteriosa di ossigeno, della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria».

«Questa esperienza del rooming-in Covid - riflette Antonio Lanzone, direttore Uoc Ostetricia e Patologia ostetrica della Fondazione e ordinario di Ostetricia e Ginecologia alla Cattolica, Campus di Roma - sana una situazione umanamente difficile per le gestanti, poi puerpere, che passano molto tempo in solitudine. Un disagio che viene accentuato dal distacco traumatico del figlio dal loro corpo e dal loro essere, che può avere anche conseguenze psicologiche a medio termine. Ma adesso, grazie a uno sforzo organizzativo veramente importante e a un ripensamento delle tecnologie e degli spazi, siamo potuti arrivare a fornire un vero rooming-in in tutto e per tutto simile a quello che pratichiamo per le mamme non Covid. E questo ci riempie di soddisfazione».

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La mamma di Elisa e la sua piccola ora sono tornate a casa e la neonata sarà visitata in ambulatorio nei prossimi giorni. «Per la prima volta, all'interno del nostro centro, abbiamo realizzato il rooming-in Covid mamma-neonato - prosegue Vento - grazie all'organizzazione messa in campo sia durante la degenza in ospedale (madre-neonato insieme con monitoraggio e telemetria di tutti i parametri vitali e telecamera), che con la successiva presa in carico dopo la dimissione, attraverso controlli ambulatoriali, esecuzione dei tamponi e contatti telefonici e/o videochiamata. Organizzazione che vede il coinvolgimento di varie figure professionali (ostetrici, neonatologi, pediatri), in un meraviglioso gioco di squadra, portato avanti grazie alla grande disponibilità, competenza e amore da parte di tutti».

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Il Mattino