Sono già novemila le firme raccolte in tutta Italia dai docenti universitari per esprimere la loro contrarietà alle legge di bilancio 2019. In prima fila tre...
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«Nel testo presentato troviamo ben poco riguardo alle richieste da noi avanzate con la proclamazione dello sciopero dagli esami di profitto nelle Università italiane nel periodo 1° giugno-31 luglio 2018 richieste in merito allo sblocco definitivo degli scatti dei Professori e Ricercatori Universitari (già oggetto di uno sciopero nel 2017, che ebbe qualche effetto, seppur non risolutivo, sulla Legge di bilancio 2018), ai Docenti assunti post-Gelmini, ai concorsi per Professori Associati, Ordinari, Ricercatori di tipo B, alle borse di studio per gli Studenti, all’abolizione definitiva delle limitazioni alle assunzioni nelle Università», è l’esordio della missiva. «Se nel corso dell’iter parlamentare della Legge non ci sarà un deciso cambiamento di rotta sarà inconfutabile che, ancora una volta, all’Università italiana sono negate le risorse necessarie per riacquistare fiducia nel futuro e per rilanciarsi dopo tanti anni di “tagli”. Sarà un segno che l’Università continua ad essere la “Cenerentola” che è stata per tanti Governi precedenti, anzi peggio, malgrado le tante enunciazioni di principio sul promesso “cambiamento”, i segnali di apertura e le speranze accese anche in recenti incontri. Le nostre richieste fatte con la proclamazione dello sciopero anzidetto hanno trovato largo seguito, con 5500 colleghi che hanno aderito allo sciopero. Per le ragioni appena esposte proclamiamo lo stato di agitazione dei Professori e dei Ricercatori Universitari», annunciano chiedendo un incontro ai rappresentanti istituzionali competenti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino