«Un attentato più grave di quello dell'11 settembre». Così, a caldo, Marc Augé, ottant'anni, uno dei maggiori intellettuali francesi, etnologo di fama mondiale...
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Perché più grave?
«L'attentato dell'11 settembre è stato un attentato ovviamente grave e tragico, più tragico di quello di ieri almeno per il numero di vittime. Era però un attentato, in un certo senso, dal minore valore simbolico, anche se andava a colpire il centro economico dell'economia mondiale».
E questo le sembra poco?
«Naturalmente no, ma dobbiamo comprendere che l'attentato contro Charlie Hebdo, sebbene meno tragico e mortale, è stato un attentato palesemente contro le ragioni stesse della nostra civiltà. Gli uominni che sono stati uccisi, lo sono stati per le loro posizioni, per ciò che esprimevano: gli attentatori hanno dunque voluto uccidere la libertà di pensiero e di parola e, dunque, uccidere simbolicamente le conquiste del mondo occidentale».
La rivista era nel mirino degli integralisti almeno dal tempo della pubblicazione delle vignette satiriche sul profeta dell'Isalm, nel 2012.
«Naturalmente, e nonostante le minacce i redattori hanno giustamente continuato la loro battaglia di libertà per la quale sono stati uccisi.
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Il Mattino