Sono già passati due anni dalla morte di Marco Vannini, il 19enne bagnino di Ladispoli (Roma) ucciso da un colpo di pistola sparato presumibilmente dal padre della sua...
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Sono parole toccanti, di vicinanza e conforto, quelle del Santo Padre. Intanto, però, il processo a carico della famiglia Ciontoli sta per entrare nel vivo. Il capofamiglia Antonio, ex militare di Marina e servizi segreti, è il principale indiziato, ma è accusato di concorso in omicidio, così come la moglie Maria Pezzillo, il figlio Federico e la figlia Martina, la fidanzata di Marco. Tra gli imputati compare anche la fidanzata di Federico, Viola Giorgini, che era presente in casa la sera del 18 maggio 2015, ma che è accusata solo di omissione di soccorso.
Di quel delitto colpirono i tentativi di depistare le indagini e soprattutto la confusione nelle telefonate al 118: prima fu chiamata un'ambulanza, poi il problema fu minimizzato con un "al massimo in caso richiamiamo". Eppure Marco era stato colpito da un proiettile di una Beretta calibro 9 e i soccorsi furono allertati, una seconda volta, solo un'ora e mezzo dopo. Probabilmente Marco avrebbe potuto salvarsi.
Ciontoli ha sempre affermato che quel colpo era partito per sbaglio mentre puliva l'arma e Marco era intento a lavarsi nella vasca da bagno. Le urla di Marco erano state anche sentite da una vicina, che ha testimoniato agli inquirenti: «Vidi Martina e Federico aggirarsi a passo spedito davanti la strada di casa, chiesi se servisse aiuto ma minimizzarono dicendo che Marco aveva avuto una semplice crisi di panico». C'è anche un particolare inquietante: che fine ha fatto la maglietta blu indossata da Marco quella sera? I suoi genitori la reclamano da due anni ma i Ciontoli non l'hanno mai consegnata. Ad ogni modo, come riporta 'Giallo', la prossima udienza è prevista per il 14 giugno e in quell'occasione gli avvocati della difesa faranno sapere se gli imputati avranno intenzione di rilasciare nuove dichiarazioni spontanee in aula il 6 luglio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino