Un finale da star, ovvero una standing ovation dei leader europei per Mario Draghi al suo (probabile) ultimo Eurosummit: quasi a dimostrare che il presidente della Bce, allo...
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E che, per il momento, i leader europei guardano indietro, agli ultimi otto di guida Draghi sotto cui la Bce si è presa il fardello di assicurare la tenuta dell'euro, piuttosto che in avanti, sciogliendo il nodo delle nuove nomine. Le ricostruzioni dicono che i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles hanno accolto con grande calore l'arrivo dell'italiano alla guida della Bce dal 2011.
Molti hanno preso la parola per elogiare il suo lavoro, dal premier italiano Giuseppe Conte al presidente francese Emmanuel Macron a quello della Commissione Jean-Claude Juncker. E al termine del suo intervento si sono alzati per un lungo applauso in piedi, dopo che Draghi ha salutato il suo ultimo summit a Bruxelles.
«Ha ricevuto gli applausi di tutti all'Eurosummit e ciò mi ha reso molto orgoglioso come italiano», dirà poi Conte. Strette di mano, pacche sulle spalle, Draghi che si sofferma a parlare con il presidente francese Emmanuel Macron (che dirà: «voglio rendere omaggio all'azione e al coraggio di Mario Draghi» ricordando «un giorno d'estate nel 2012, quando disse quelle parole 'whatever it takes e ciò è ancora luminoso»). Strette di mano un pò con tutti, con Juncker, con il premier spagnolo Sanchez e quello portoghese Antonio Costa. C'è quella frase, drammaticamente famosa, nei ricordi (che si concretizzerà con una misura chiamata 'Omt' poi mai attivata che mette in campo le risorse illimitate della banca centrale).
C'è il quantitative easing (2015) che Draghi, giusto questa settimana a Lisbona, ha detto di poter riattivare se l'economia non migliora.
Il Mattino