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La posizione sulla mappa geografica ha condannato Mariupol, una città ora rasa al suolo in cui fino a febbraio vivevano pacificamente 400mila persone, che festeggiarono ad esempio il Natale nella zona del teatro, tra luminarie e bancarelle. La vita normale in poche settimane è stata spezzata via dalla ferocia della guerra voluta da Vladimir Putin.
La posizione strategica
La posizione sulla mappa gegrafica sta rendendo ancora più brutali gli attacchi dell'ercercito di Putin, con modalità simili a quelle viste in Cecenia: non ha esitato a bombardare un teatro usato come un rifugio o un ospedale, pur di vincere la resistenza delle truppe ucraine. Bisogna guardare la mappa per capire perché Mosca non abbia esitato a causare la morte di almeno 20mila persone pur di conquistare la città: Mariupol si affaccia sul Mar d'Azov, ed è il lembo meridionale del Donbass, l'area formata dalle due regioni di Luhansk e Donetsk, vale a dire le due repubbliche auto proclamate e fedeli a Putin.
Controllare Mariupol serve a cucire il Donbass con la Crimea, già presa nel 2014, con l'obiettivo di spingersi poi sempre più a ovest fino a Miikolaiv e a Odessa.
La resistenza ucraina
Quanti sono? Difficile dirlo, ma sicuramente sono meno di 2.000. Eppure, per Zelensky, con una valutazione che può apparire cinica, più a lungo resistono, più tardi i russi potranno distrarre forze su altri obiettivi. Il loro destino appare segnato, ma entrare nelle acciaierie è tutt'altro che semplice, l'esercito russo rischierebbe molte vittime, mentre i bombardamenti pesanti, simili a quelli di Aleppo, secondo gli esperti militari non sarebbero efficaci, anche se da questa mattina si sono intensificati.
Si legge in un'analisi del quotidiano britannico The Guardian: «La caduta di Mariupol, il più grande porto commerciale del Mar d'Azov – da cui l'Ucraina esporta grano, ferro, acciaio e macchinari pesanti – sarebbe un colpo economico per Kiev e una vittoria simbolica e strategica per la Russia, collegando il territorio che detiene nel Donbass con la regione della Crimea ha annesso nel 2014. Aiuterebbe anche a rassicurare l'opinione pubblica russa in mezzo al peggioramento della situazione economica a causa delle sanzioni occidentali e renderebbe disponibili più truppe per una nuova offensiva nell'est, che, in caso di successo, darebbe al presidente russo Vladimir Putin una posizione di forza da cui partire fare pressioni sull'Ucraina affinché faccia concessioni». Spiega Oleh Zhdanov, analista militare ucraino: «La fabbrica dell'Azovstal è uno spazio enorme, (11kmq) con così tanti edifici che i russi semplicemente non riescono a trovare le forze ucraine. Ecco perché hanno iniziato a parlare di tentare un attacco chimico; questo è l'unico modo per stanarli».
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Il Mattino