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La decisione è presa: le due ordinanze che prevedono l’obbligo di mascherine all’aperto e la chiusura delle discoteche non saranno prorogate. Questo significa che da venerdì prossimo sarà possibile passeggiare a volto scoperto (ma solo nelle regioni in zona bianca) e andare a ballare (ma solo con il Green pass rafforzato e con una capienza del locale limitata al 50 per cento). Il premier Mario Draghi, la settimana scorsa, ha promesso un «calendario della riduzione delle restrizioni». Questo primo passo è un esempio concreto. Piccolo flash back: il 31 gennaio scadeva l’ordinanza del Ministero della Salute sull’obbligo delle mascherine. Quel giorno, però, il ministro Roberto Speranza ne ha firmata un’altra in cui si legge: «Fino al 10 febbraio 2022, è fatto obbligo, anche in zona bianca, di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto».
Senza una proroga, che ad oggi viene esclusa, dunque dall’11 febbraio il provvedimento decade. Ma nel testo si cita apertamente la «zona bianca». Visto che formalmente i colori delle Regioni non sono stati eliminati (anche se di fatto ormai hanno perso di significato per i vaccinati) significa che venerdì si potrà rinunciare alla mascherine all’aperto (non al chiuso, sia chiaro) ma solo nelle tre regioni oggi ancora bianche (Umbria, Basilicata e Molise). Per tutte la altre però il traguardo non è lontano, anche se all’interno del governo il dibattito è ancora in corso. Ma è probabile che presto, già a marzo, lo stop alle mascherine all’aperto, laddove non vi siano assembramenti, possa essere varato come fatto da altri Paesi. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite di Sky Tg 24, ieri ha spiegato: «Al chiuso le mascherine continueranno a essere necessarie. Ma vorrei ricordare che in passato, quando abbiamo sospeso l’obbligo all’aperto, abbiamo sempre detto che comunque bisogna portare con sé le mascherine, in modo da essere pronti a indossarle se ci si ritrova in luoghi affollati e dunque a rischio».
Discorso differente per le discoteche.
Maurizio Pasca, pugliese, presidente nazionale del Silb (sindacato dei locali da ballo) ricorda: «Negli ultimi due anni siamo quasi sempre rimasti chiusi. Abbiamo avuto solo una breve parentesi nell’estate del 2020, e poco più di un mese e mezzo a partire dallo scorso ottobre. Siamo convinti che questa volta si possa ripartire sul serio, non vedo perché il governo debba farci chiudere ancora. Siamo pronti al rispetto delle regole, del Green pass rafforzato e delle capienze, l’importante è ripartire perché i ristori arrivati al nostro settore sono del tutto insufficienti, mentre una parte dei locali ha chiuso per sempre o è finito nelle mani della malavita».
In una intervista al Messaggero, ieri il professor Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, ha chiesto estrema prudenza nella riaperture delle discoteche, ma l’orientamento ormai sembra quello della riapertura.
Più avanti sono attesi altri allentamenti: per marzo, magari in coincidenza con la fine dello stato di emergenza, è possibile l’eliminazione definitiva del sistema dei colori, mentre un altro fronte aperto è quello della capienza degli stadi e dei palasport che, salvo una improvvisa risalita dei contagi, potranno tornare in primavera vicino al 100 per cento.
Ieri il ministro Speranza ha rimarcato la diminuzione dei nuovi casi positivi. E anche i dati giornalieri hanno confermato la tendenza: 77.029 infezioni, vale a dire il 26 per cento in meno rispetto alla domenica della settimana precedente. Anche il numero di posti letto occupati da pazienti Covid continua a diminuire: sette giorni fa erano 21.210, oggi sono 19.929. I decessi sono stati 229.
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