Vaccini, la svolta del leghista Fedriga: «Bisogna spiegare e convincere»

Vaccini, la svolta del leghista Fedriga: «Bisogna spiegare e convincere»
Massimiliano Fedriga, alla vigilia del sabato delle manifestazioni di piazza dei no green pass, confessò di essere decisamente turbato. «Vedo una tensione che mi...

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Massimiliano Fedriga, alla vigilia del sabato delle manifestazioni di piazza dei no green pass, confessò di essere decisamente turbato. «Vedo una tensione che mi preoccupa, uno scontro tra bande. È importante, invece, in un momento del genere accompagnare il Paese», disse il presidente della Conferenza delle Regioni, governatore del Friuli Venezia Giulia ed esponente dell'ala pragmatista della Lega. 

Oggi, dopo l'esplicitarsi anche caotico e convulso di una forma di protesta, la preoccupazione è aumentata?
«I miei timori nascono dall'inizio della pandemia e riguardano la situazione che si è creata nel rapporto tra cittadini e istituzioni. Intravedo il rischio di un fallimento generale che in una fase così complicata nessuno si può permettere».

Addirittura un fallimento?
«Sì, perché si continua a non comprendere come sia assolutamente prioritario dover spiegare, non giudicare e accusare chi non vuole vaccinarsi o chi rifiuta il green pass. Abbiamo affrontato la fase 1, la fase2 e la fase 3, abbiamo tollerato che si inciampasse nella questione di Astrazeneca che ha causato gravi ritardi e pesanti equivoci senza attrezzarci a dovere. Perché occorre spiegare e convincere: sforzarsi a dimostrare che un nuovo stato di pressione sulle strutture ospedaliere riempirebbe i reparti di malati di Covid-19 tralasciando coloro che sono affetti da altre gravi patologie. Bisognerebbe far comprendere che nessuno si può permettere una situazione simile».

Se non si è riusciti finora in che modo ritiene sia possibile oggi?
«Attraverso un patto tra istituzioni e comunità che si fondi sulla chiarezza e sulla precisione sulle informazioni, sulla verità scientifica e sull'efficacia dei risultati raggiunti. Smontando l'onda di false notizie che stanno devastando il Paese e dicendo, con forza, che i vaccini mettono comunque a riparo le fasce deboli e le persone fragili. Gli eventuali effetti collaterali nella somministrazione sono tollerabili e simili a quelli provocati da un qualsiasi farmaco».

Lei propone un patto tra cittadini e istituzioni per sgomberare il campo dalle false notizie. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha avanzato la richiesta di un patto tra le forze politiche di maggioranza per sostenere la campagna di vaccinazione. È d'accordo?
«Sì, ma ritengo sia pregiudiziale riannodare i fili della fiducia con la comunità. Cominciando da una sana operazione di autocritica sugli errori compiuti, svolgendo un non formale esercizio di mea culpa e imponendosi di capire le motivazioni di chi è sceso in piazza. Guardi, sabato a manifestare non c'erano soltanto folli no vax o più o meno pittoreschi negazionisti. C'erano pure esponenti di categorie colpite dall'emergenza e che vedono il pericolo di ulteriori restrizioni per le loro attività, tali da rendere irrimediabile la crisi sopportata».

Ritiene che sia possibile applicare delle modifiche al dispositivo del green pass?
«Noi, come Conferenza delle Regioni, ce lo auguriamo e abbiamo avanzato delle proposte. Non vogliamo norme per chiudere le attività, ma per aprirle. Certo: in condizioni di sicurezza. Ci sono passaggi che rendono difficile l'applicazione e lasciano insoluto il problema di chi controlla e soprattutto in che modo si gestiscano i provvedimenti. Non possiamo mica pensare di tenere bloccate le discoteche o scaricare sulle spalle dell'esercente, del barista o del ristoratore, l'onere di fare il body guard. Su questo lo Stato deve essere presente e il governo è chiamato ad assumersi la necessità di un intervento responsabile. Noi, Regioni, siamo pronti a fornire la massima collaborazione».

Che cosa pensa dell'obbligo del green pass per l'accesso ai luoghi di lavoro, ipotizzato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi?
«Credo contenga l'insidia di una ulteriore radicalizzazione dello scontro. Non è proprio il caso di provocare altri traumi, che magari porterebbero a pregiudicare il buon esito della campagna vaccinale. È urgente, al contrario, avviare insieme un processo di accompagnamento con disposizioni condivise e quindi davvero praticabili».

Non ha aiutato a rasserenare il clima l'esposizione di alcuni atteggiamenti simbolici nel tentativo politico di inseguire il consenso della piazza.
«Serve equilibrio, in una situazione di emergenza l'azione politica non può dividere tra bianco e nero. Occorre equilibrio».

Ha condiviso la scelta del segretario della Lega, Matteo Salvini, di rendere pubblica la scelta di vaccinarsi? Avrebbe dovuto decidersi prima?


«Sono scelte sue e non ho alcuna intenzione di intromettermi. Chi segue il suo esempio compie un gesto utile a garantire la salute propria e degli altri. Di questo è urgente accrescere la consapevolezza». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino