Fuori dall’agenda della politica, tallone d’Achille del governo Renzi, vittima del taglio del coofinanziamento nazionale indispensabile per attivare i fondi europei, il...
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Il Mezzogiorno ha perduto anche la certezza dei fondi Ue?
«È questo il rischio, in parte per la responsabilità delle stesse regioni meridionali, che non sono state in grado di utilizzare i fondi europei in modo efficace e tempestivo; in parte per colpa di misure prese dal governo, che a mio avviso sono discutibili e che finiscono per punire le popolazioni e anche gli amministratori capaci. La riduzione della percentuale nazionale del coofinanziamento, nel tentativo di punire i cosiddetti “enti inadempienti”, farà pagare un prezzo alto ai cittadini».
È dall’epoca del governo Ciampi che si discute del pieno utilizzo dei fondi Ue: ci sarà una qualche responsabilità anche delle classi dirigenti meridionali altrimenti non teme che si corre il rischio di cadere nell’auto indulgenza?
«C’è una colpa sicuramente delle classi dirigenti che nel corso di questi anni non sono riuscite a fare molto. Ricordo, però, che ci sono stati momenti importanti nella storia del Mezzogiorno in cui si è riusciti a dimostrare che questa parte del Paese non è condannata alle difficoltà. Nell’ultimo numero della rivista di Italianieuropei abbiamo cercato di capire le ragioni che hanno reso difficile l’affermarsi di una classe dirigente moderna».
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