Roma. Ritmi serrati ad una crisi di governo in parte annunciata, ma per il Capo dello Stato Sergio Mattarella molto drammatizzata da tutte le forze politiche che non sembrano...
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Il problema è che il Parlamento, segnatamente il Senato, proprio ieri ha votato di nuovo la fiducia e che il governo Renzi è di fatto ancora in carica e forte di una maggioranza abbastanza solida e che può contare su molti parlamentari che, privi di vitalizio, non intendono andare a casa. Su questo conta anche il capo dello Stato che oggi pomeriggio comincerà le consultazioni incontrando il suo predecessore, Giorgio Napolitano e i presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso. Domani toccherà ai partiti più piccoli e sabato a FI, M5S ed infine alla delegazione del Pd. Con Guerini, Orfini, Zanda e Rosato, il capo dello Stato tirerà le somme dei colloqui. Le tre ipotesi sul tavolo del presidente della Repubblica: governo di tutti i partiti, guidato dal presidente del Senato o da altra autorità super partes. Governo politico, sostenuto dall'attuale maggioranza ma guidato dai ministri Padoan o Gentiloni. A queste se ne aggiunge un'altra qualora Renzi accettasse un bis con una nuova compagine di ministri o governo Renzi con le dimissioni respinte ed un eventuale nuovo passaggio alle camere per la fiducia.
A giudicare dalle dichiarazioni di questi giorni nessun partito delle opposizioni vuole entrare nel «governo di tutti». Non solo. M5S, Lega e FdI ritengono inutile anche sedersi al tavolo della trattativa sulla legge elettorale sostenendo che la sentenza della Consulta, che arriverà a fine gennaio, sarà di fatto auto-applicativa. In buona sostanza solo Forza Italia sembra disposta a sedersi al tavolo della legge elettorale, ma non del governo. Mattarella verificherà di persona tutte le posizioni, ma il cerino rischia di tornare rapidamente, forse già sabato sera, nelle mani del Pd. Renzi continua a sostenere di volersi far da parte, ma guarda con sospetto le manovre interne al Pd dei capicorrente - da Franceschini ad Orlando - e teme che dare il via ad un governo è facile ma non altrettanto semplice sarà poi fermarlo. Per Mattarella l'esigenza di non consegnare il Paese al caos è preminente e ritiene che i tempi non ci sarebbero nemmeno per mettere mano ai collegi che prevede la legge elettorale del Senato. L'orizzonte del Colle va quindi oltre il mese di giugno, perso il quale si arriverebbe con più facilità a febbraio 2018, data di scadenza naturale della legislatura. Un orizzonte che per Renzi è troppo in là e che rischia di annullare l'effetto del dopo-referendum che ha scaldato i cuori di tanti militanti del Pd che contestano la scelta della minoranza del Pd di votare contro il proprio governo.
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Il Mattino