Matteo Di Pietro, lo youtuber dell'incidente di Casal Palocco evita il carcere. Collaborazione, scuse e pentimento: ecco come è stato possibile

Sul calcolo della pena a carico dello youtuber leader del collettivo The Borderline che, lo scorso giugno, guidando a folle velocità un suv Lamborghini ha provocato l’incidente costato la vita a un bimbo di 5 anni, hanno pesato il comportamento processuale, la scelta del rito alternativo e l’atteggiamento tenuto nell’immediatezza dei fatti

Matteo Di Pietro, lo youtuber dell'incidente di Casal Palocco evita il carcere. Collaborazione, scuse e pentimento: ecco come è stato possibile
Una sentenza, a 4 anni e 4 mesi di reclusione, che ha lasciato spiazzato il mondo della politica e anche quello dei social. In tanti si sono chiesti come sia stato possibile per...

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Una sentenza, a 4 anni e 4 mesi di reclusione, che ha lasciato spiazzato il mondo della politica e anche quello dei social. In tanti si sono chiesti come sia stato possibile per Matteo Di Pietro evitare il carcere nonostante l’accusa di omicidio stradale pluriaggravato.

 

IL COMPORTAMENTO

Sul calcolo della pena a carico dello youtuber leader del collettivo The Borderline che, lo scorso giugno, guidando a folle velocità un suv Lamborghini ha provocato l’incidente costato la vita a un bimbo di 5 anni, hanno pesato il comportamento processuale, la scelta del rito alternativo e l’atteggiamento tenuto nell’immediatezza dei fatti. Subito dopo l’incidente, infatti, il giovane si è fermato per prestare soccorso e durante le indagini ha collaborato, si è mostrato pentito, ha chiesto scusa ai familiari del piccolo, ammettendo le sue colpe prima durante l’interrogatorio di garanzia e, di nuovo, davanti al gip che ha accolto la sua richiesta di patteggiamento. Il magistrato ha disposto una pena leggermente superiore rispetto a quella di 4 anni proposta dai difensori Di Pietro - e per la quale il pm aveva dato parere favorevole -, ma il risultato non cambia: la pena residua, considerando il fatto che lo youtuber ha già trascorso circa 6 mesi ai domiciliari, è inferiore ai 4 anni di reclusione, circostanza che rende possibile chiedere l’applicazione di misure alternative al carcere, sulle quali si pronuncerà il giudice.

Sono tre gli articoli del codice stradale contestati dagli inquirenti: il 141, che impone al conducente di una vettura di mantenere sempre il controllo del veicolo e di essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo; il 142, che fissa i limiti di velocità da rispettare; il 145, che impone al conducente di non impegnare un’intersezione quando non ha la possibilità di proseguire e sgombrare in breve tempo l’incrocio. 

Ma ecco nei dettagli come è stata calcolata la pena a carico dello youtuber. «Per l’accusa di omicidio stradale si partiva da una pena base di 9 anni e 3 mesi di reclusione - ha spiegato l’avvocato Matteo Melandri, che assiste la madre del piccolo Manuel (nelle foto a lato) - lo sconto dipende dalla scelta del rito e dalla concessione delle attenuanti generiche», cioè circostanze, valutate dal giudice, che giustificano una diminuzione della pena. È stato preso in considerazione il fatto che Di Pietro ha prestato soccorso alle vittime nell’immediatezza dei fatti, ma anche che ha deciso di intraprendere un percorso con un’associazione di vittime della strada. E ancora: durante l’interrogatorio il giovane ha ammesso le sue colpe, dicendo che guidava oltre il limite di velocità, e ha mostrato pentimento. 

LE DICHIARAZIONI

Anche mercoledì, davanti al gip, in lacrime, ha fatto dichiarazioni spontanee: «Ha espresso le sue scuse, il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell’interrogatorio, e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale, quindi con un impegno sociale, che lui stesso ha definito come obiettivo», ha dichiarato il suo legale, l’avvocato Antonella Benveduti. La concessione delle attenuanti ha fatto scendere la pena di un terzo. Sono state quindi considerate le aggravanti, che hanno comportato un innalzamento dell’entità della condanna, poi mitigato dalla scelta del rito, cioè il patteggiamento, che ha assicurato all’imputato un ulteriore sconto.

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Il Mattino