La suprema corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un medico licenziato dalla struttura ospedaliera piemontese dove lavorava in seguito alla diffusione di registrazioni...
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La Suprema Corte spiega che già "le risultanze processuali avevano dato ampia contezza del fatto che il ricorrente aveva mostrato di aver tenuto un comportamento tale da integrare una evidente violazione del diritto alla riservatezza dei suoi colleghi, avendo registrato e diffuso le loro conversazioni intrattenute in un ambito strettamente lavorativo alla presenza del primario ed anche nei loro momenti privati svoltisi negli spogliatoi o nei locali di comune frequentazione, utilizzandole strumentalmente per una denunzia di mobbing, rivelatasi, tra l'altro, infondata".
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Il Mattino