«Ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall'affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle...
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Il Papa ha messo al centro della messa della notte di Natale i bambini meno fortunati, i bambini emarginati, i più fragili nella scala della fragilità umana. Ad ispirare la preghiera del Pontefice, sicuramente i bimbi di Aleppo, che in migliaia ancora rischiano la morte nonostante la recentissima liberazione della città, perché denutriti e mancanti di cure da troppo tempo. E i bimbi migranti, quando venerdì si è registrato l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, che solo nel 2016 era già diventato la tomba di almeno cinquemila persone. I marciapiedi evocano poi la povertà dei tanti bambini in tutto il mondo, e papa Bergoglio non ha dimenticato i bambini-soldato. Se il Natale, ha spiegato il Papa, è farsi interpellare da Gesù bambino nella mangiatoia, lasciamoci interpellare da tutti questi altri bambini. Così eviteremo quella «indifferenza» di cui fu vittima Gesù da parte dei suoi contemporanei, visto che «anche oggi ci può essere la stessa indifferenza, quando Natale diventa una festa dove i protagonisti siamo noi, anziché Lui; quando le luci del commercio gettano nell'ombra la luce di Dio; quando ci affanniamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato».
E qui ha aggiunto parlando a braccio: «Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale».
Il Mattino