Giovane medico muore in un incidente, l'amico primario tenta di salvarlo: «Per me era come un figlio»

Giovane medico muore in un incidente, l'amico primario tenta di salvarlo: «Per me era come un figlio»
Era un giovane cardiologo, una promessa della medicina, morto a 39 anni mentre stava andando in ospedale per iniziare il suo turno di lavoro. Michele Pighi, cardiologo...

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Era un giovane cardiologo, una promessa della medicina, morto a 39 anni mentre stava andando in ospedale per iniziare il suo turno di lavoro. Michele Pighi, cardiologo dell'azienda ospedaliera di Verona, era a bordo della sua moto quando si è scontrato con un'auto guidata da una donna, residente nella zona. L'incidente ha sbalzato il giovane medico contro un muretto ai bordi della strada, causandogli traumi molto gravi, che lo hanno portato alla morte poco dopo il ricovero al Polo Confortini.

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Pioggia assassina

Ieri mattina, quando si è verificato l'incidente, c'era una pioggia leggera ma insidiosa che potrebbe essere stata la causa dell'incidente sulla strada per raggiungere l'ospedale di Borgo Trento, dove la vittima si occupava di cardiologia interventistica e coordinava le attività degli specialisti in formazione. Pighi a bordo della moto avrebbe preso in pieno un'auto che doveva svoltare a destra andando a sbattere contro un palo in ferro ai bordi della strada. Un colpo molto forte, a cui i suoi colleghi intervenuti tempestivamente, non sono riusciti a porre rimedio. Troppo gravi i traumi derivati dallo schianto, e nonostante una prima stabilizzazione, il cardiologo in codice rosso è deceduto in ospedale.

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Medico molto stimato

A tentare di rianimarlo anche il primario di cardiologia dell'ospedale Flavio Ribichini, con cui poco prima aveva eseguito un intervento. «Alle 8 eravamo in sala operatoria insieme, poi mi ha detto che doveva uscire mezz’ora. L’ho visto andare via in moto. Poco dopo mi chiamano i miei dal pronto soccorso dicendomi che era stata portato dentro in ambulanza in arresto cardiaco. Sono sceso io stesso a tentare di rianimarlo, ma non ce l’abbiamo fatta» ha detto il primario al quotidiano L'Arena.

Come un figlio

«Era stato mio studente di medicina, poi ha fatto la specialità con me. Era stato 4 anni in Canada a Montreal e parlava francese, a Londra un anno e parlava inglese. Ha vinto il concorso per ricercatore dopo essere rientrato dall’estero. Era preparato e capace, ovunque lo mandavi ti faceva fare bella figura. Era il mio unico associato, adesso sono rimasto da solo», il triste ricordo del primario e mentore.

 

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Il Mattino