Un braccio di ferro tra Austria e Italia a 1.372 metri di quota, l'altezza del valico del Brennero. Con Vienna che chiede di fare i controlli addirittura in territorio...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL CONFRONTO
Oggi alle 16 Alfano si vedrà a Roma con il ministro austriaco dell'Interno Wolfgang Sobotka. Un colloquio già programmato come breve, al punto che Sobotka ha dato appuntamento ai giornalisti in ambasciata per le 17. I due ministri, a quanto pare, non si sono neanche dati il tempo di una trattativa. Vienna la sua posizione l'ha già descritta con chiarezza: i controlli di frontiera vuole poterli fare in territorio italiano, sia sui treni che sulla strada. Questo per evitare - è la tesi austriaca - maggiori disagi, che si avrebbero fermando il traffico (principalmente quello ferroviario) quando il confine è già passato. «Quello che sta avvenendo tra Austria e Italia deve essere spiegato e chiarito da Vienna» incalza il Commissario europeo per la migrazione, Dimitris Avramopoulos. Ma Vienna sta facendo brutalmente i conti con l'esito del voto alle presidenziali di domenica scorsa. Ha vinto - provvisoriamente, perché dovrà vedersela al ballottaggio il 22 maggio contro l'ecologista Alexander Van der Bellen - Norbert Hofer, il candidato dell'ultradestra. Che si è espresso con la schiettezza dei populisti: «Non c'è altra scelta che chiudere il Brennero».
Il successo di Hofer (36,4% delle preferenze, 16 punti di vantaggio su Van der Bellen) ha i numeri del trionfo provvisorio: vittoria netta, ma che il secondo turno potrebbe ribaltare se si compattano gli elettori moderati. I candidati dei due partiti che hanno governato l'Austria negli ultimi decenni sono rimasti fuori dal ballottaggio, un tracollo storico e senza precedenti. Per recuperare terreno il governo ha inasprito le posizioni, al punto che ieri è stata approvata dal parlamento austriaco una legge che rende più difficile il diritto d'asilo, e che prevede in caso di un'impennata dei flussi dei migranti e profughi la possibilità di proclamare lo stato d'emergenza, con la chiusura immediata dei confini.
IL MURO
Per ora, il muro minacciato non è un vero e proprio muro, ma una recinzione metallica che l'Austria pianterà sul confine per «incanalare gli eventuali flussi di migranti» come spiega Helmut Tomac, il capo della polizia della regione del Tirolo. Per i controlli saranno mobilitati subito 250 poliziotti. Un piano già spiegato nei dettagli, con un'area che sarà assegnata all'identificazione dei sospetti. Con il vecchio check point di frontiera che, come in un viaggio a ritroso nel tempo, verrà ripristinato a prima di Schengen, il trattato sulla libera circolazione che da qualche mese sembra stia lentamente evaporando. E, con Schengen, ogni giorno è in discussione l'Europa.
Di volta in volta si apre un problema e si chiude - o si minaccia di chiudere - una frontiera. Dopo che la “rotta balcanica” percorsa dai migranti nella loro lunga marcia verso l'Europa del benessere è stata di fatto chiusa, ecco che Vienna guarda con timore al confine con l'Italia e, in uno scambio di accuse, vuole poter ridurre a un imbuto il passaggio attraversato da 40 milioni di tonnellate di merci all'anno. «La questione migratoria è come sempre molto complicata - frena Renzi - ma gli annunci esagerati dei giorni scorsi vanno ricalibrati: nei primi quattro mesi dell'anno il numero dei migranti arrivato in Italia è inferiore a quello del 2014 e sostanzialmente uguale a quello del 2015».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino